“La morte di Raffaella, come quella delle altre centinaia di donne uccise dagli uomini ogni anno è un fallimento dell’intera società. Oggi siamo tutte sconfitte e tutti sconfitti, ma non ci rassegniamo”. Con queste parole Oriana Casciani, coordinatrice donne dello Spi Cgil dell’Umbria, ha aperto questa mattina, 26 novembre, l’iniziativa del sindacato delle pensionate umbre dedicata al tema della violenza di genere e delle possibili risposte a questo drammatico fenomeno “culturale e sociale”, a partire dal futuro dei Centri antiviolenza. 

Un’iniziativa naturalmente stravolta dal drammatico ennesimo femminicidio, compiuto a Perugia ieri, 25 novembre, come al solito all’interno delle mura domestiche, proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“Non ci sono parole per descrivere il nostro sgomento e il nostro dolore – ha detto Casciani – ma abbiamo l’obbligo di reagire e possiamo farlo solo mettendo in campo ogni sforzo possibile per fermare la strage, rafforzando i servizi e costruendo una nuova cultura del rapporto tra i generi nel nostro paese”. 

All’iniziativa delle donne Spi, coordinata da Vittoria Arcovio, giovane lavoratrice precaria del Nidil Cgil, hanno preso parte le due responsabili dei centri antiviolenza di Perugia e Terni, Sara Pasquino e Silvia Menecali, strutture aperte da poco più di un anno, ma che in così poco tempo hanno già assistito oltre 450 donne, ospitandone 55 insieme a 49 minori. Alle due responsabili il sindacato delle pensionate ha consegnato un piccolo contributo economico, frutto di un mercatino organizzato in occasione dell’ultima festa regionale di Liberetà, con prodotti realizzati a mano dalle stesse pensionate delle Leghe Spi Cgil dell’Umbria. 

Nei vari interventi di Angela Caputo, coordinatrice donne dello Spi Cgil di Terni, di Giuliana Renelli, segretaria regionale Cgil, della giovane studentessa Sabrine Khirat e di Stefano Strona, dirigente della Regione Umbria, responsabile delle politiche di genere, è stata sottolineata la natura profondamente culturale del fenomeno della violenza di genere, con radici che affondano in secoli di storia di disparità, fatto che ne rende particolarmente problematico il contrasto. 

“Bisogna capire che questo è un problema di civiltà – ha detto nelle sue conclusioni Daniela Decinti, del coordinamento donne dello Spi Cgil nazionale - e noi che la civiltà vorremmo esportarla, dovremmo guardarci prima allo specchio e capire che se una donna ogni tre giorni viene uccisa in questo paese, evidente abbiamo qui, in casa nostra, un gigantesco problema di diritti umani, che purtroppo però non sembra rientrare tra le priorità politiche di chi ci governa”.

Al termine dell’iniziativa i partecipanti hanno dato vita ad un presidio silenzioso in piazza Italia, sotto la sede della Prefettura, per Raffaella Presta e per tutte le altre vittime della violenza maschile.