“Il 30 giugno facciamoci sentire”. È questo lo slogan scelto dalla Slc Cgil nel proclamare lo sciopero nazionale dei lavoratori Telecom, che vedrà in tutta Italia sit-in e manifestazioni. L’astensione dal lavoro, spiega il sindacato, si è resa anzitutto necessaria a seguito di un improvviso e clamoroso cambio di direzione da parte dell’azienda che, dopo aver dichiarato per mesi l’intenzione di procedere a migliaia di assunzioni, torna a parlare di esuberi. Ma anche per difendere l’integrità del perimetro aziendale a seguito della dichiarata intenzione del management di procedere con lo spin-off dei 9 mila lavoratori del Customer Care.

A partire da febbraio, ossia da quando l’amministratore delegato di Telecom Marco Patuano ha presentato il piano industriale 2015-2017
alla comunità finanziaria a Londra, è stato tutto un crescendo di dichiarazioni – illustra la Slc Cgil – in cui si delineava un futuro radioso per Telecom (e i suoi dipendenti), grazie a un programma di crescita incentrato su investimenti e assunzioni. A più riprese Patuano ha dato per certa l’estensione da parte del governo di un’integrazione salariale sul modello della solidarietà difensiva anche per i lavoratori impattati dalla cosiddetta solidarietà espansiva, sostanziando un piano di assunzioni a carico di Inps e lavoratori.

Su questo assunto, rivelatosi poi sbagliato, l’azienda ha impostato tutti gli obiettivi di razionalizzazione dei costi previsti dal piano industriale
. Ora, prosegue l’analisi sindacale, per garantire alla comunità finanziaria il mantenimento degli impegni Telecom non esita a compiere una clamorosa e inaccettabile inversione di rotta, dichiarando la presenza di esuberi strutturali e minacciando di proseguire sulla strada annunciata dello smembramento dell’azienda, a partire dalla societarizzazione della Divisione Caring, il comparto aziendale che garantisce il servizio di assistenza alla clientela e che occupa circa 9 mila lavoratori.

Slc Cgil ritiene inaccettabile che si vogliano far pagare ai lavoratori (e alla collettività) gli errori del management
e ritiene essenziale il mantenimento del perimetro aziendale, condizione perché Telecom possa garantire al paese tutte le competenze necessarie a dare il proprio decisivo contributo nell’imminente partenza del progetto di sviluppo della rete di nuova generazione. In attesa di comprendere come andranno a delinearsi i nuovi assetti societari alla luce dello scioglimento di Telco e dell’entrata di Vivendi come azionista di riferimento, Slc Cgil ritiene che il management dovrebbe concentrarsi su quale ruolo debba assumere Telecom nel decisivo processo di digitalizzazione del paese, senza scaricare le proprie inefficienze sui lavoratori.