La trattativa riparte, e questa è una buona notizia. Ma fin qui è anche l’unica, perché le posizioni tra Italiaonline e sindacati rimangono molto distanti. Se non si arriverà a una soluzione, lunedì 2 luglio partiranno le lettere di licenziamento. Adesso serve un cambio di passo, e un intervento più incisivo del neo-ministro del Lavoro Di Maio. Una nuova tornata d’incontri, presso la sede del dicastero, inizia oggi (giovedì 21 giugno), altri due vertici sono stati fissati per il 28 giugno e il 2 luglio. Si sta tentando di tutto, dunque, per cambiare alla radice il durissimo piano di riorganizzazione annunciato dall’azienda ex Seat.

Nei cinque precedenti summit con Italiaonline (l’ultimo è del 13 giugno), Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno ottenuto qualche piccolo risultato. Soprattutto riguardo all’importante sede di Torino, che nelle intenzioni dell’azienda inizialmente doveva essere chiusa. L’ultima formulazione prevede, anzitutto, il mantenimento di un presidio a Torino con circa 80 persone nelle funzioni di amministrazione, credito e nelle attività legate alla gestione degli elenchi telefonici. Altri 80-90 lavoratori verrebbero trasferiti nella sede di Assago (Milano), con il riconoscimento della copertura integrale dei costi di viaggi in treno per la durata di un anno.

Per 60-70 dipendenti ci sarebbe il ricollocamento in una nuova società, denominata Digital Factory, che è però ancora tutta da definire. A questo punto gli esuberi scenderebbero a circa 150, cui vanno sommati ulteriori 152 distribuiti nelle varie sedi italiane. Il piano di riorganizzazione per loro prevede la cassa integrazione per 18 mesi a causa della “cessazione parziale di attività”: non ci sarebbero prospettive di riassunzione e, considerata l’alta età media di questi lavoratori (intorno ai 50 anni), anche le possibilità di trovare un nuovo impiego sarebbero molto ridotte. Italiaonline, infine, avrebbe messo a disposizione del piano di ristrutturazione incentivi all'esodo pari a 18 mensilità lorde (più outplacement) e finanziamenti, per ora di entità non precisata, per la formazione e la riqualificazione professionale

La strada percorsa dai sindacati si fonda sul dimezzamento degli esuberi e sull'adozione dei contratti di solidarietà (al posto della cassa integrazione). “È del tutto evidente l’abissale distanza delle posizioni, specie in relazione al mancato approfondimento delle proposte che il sindacato ha illustrato all’azienda, anche in sede ministeriale, ancor prima della paventata apertura della procedura di licenziamento collettivo”, scrivono in una nota congiunta Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uilm, dissentendo “dalla narrazione che i vertici di Italiaonline fanno dell’azienda” e non condividendo “il piano industriale così come presentato, che pare finalizzato esclusivamente alla riduzione del perimetro occupazionale”.

Per i sindacati “è inaccettabile leggere articoli sulla stampa specializzata che illustrano le 'magnifiche sorti e progressive' di un’azienda che continua a fare utili e dichiara apertamente di 'aver digerito la Seat Pg' e una cospicua parte della dote che la stessa portava (80 milioni di extradividendo)”. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uilm rimarcano anche come sia “insostenibile il principio che le aziende che hanno ottimi andamenti produttivi e di mercato licenzino lavoratori che quei risultati hanno contribuito a ottenere, mentre gli azionisti si spartiscono utili milionari e premiano i manager”. In conclusione, i sindacati ribadiscono “il concetto più volte espresso riferito all'utilizzo del contratto di solidarietà, con la salvaguardia e la tutela dell'organizzazione del lavoro”, invitando perciò l'azienda “a non fermarsi su preconcetti che possono sperabilmente essere superati nell'interesse di tutti”.