Non si arresta la protesta di città metropolitane e province che hanno dato vita a una nuova giornata di mobilitazione, indetta per oggi (22 luglio) da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Assemblee e presidi con un'alta partecipazione in tutti i territori e nei posti di lavoro per continuare a denunciare i rischi contenuti nel Dl enti locali e a rivendicare soluzioni concrete per i nodi ancora non sciolti. Iniziative in cui le lavoratrici e i lavoratori hanno chiesto a gran voce ai politici presenti di assumersi l'impegno di sanare i punti nevralgici irrisolti, durante l'esame che ora passerà al Senato, dopo l'approvazione di ieri alla Camera.

Le tante lavoratrici e i tanti lavoratori degli enti locali non ci stanno a vedere lo Stato che continua a fare cassa sulle loro spalle e, soprattutto, su quelle dei cittadini che, inevitabilmente, di giorno in giorno, riceveranno sempre meno servizi. Dall'assistenza all'edilizia scolastica, dalla prevenzione delle calamità alla manutenzione delle strade, dalla tutela dell'ambiente ai trasporti pubblici locali, i tanti servizi che rispondono in prima battuta ai bisogni dei cittadini progressivamente peggioreranno sempre di più.  

Per queste ragioni, per la salvaguardia del loro lavoro e per la tenuta della qualità dei servizi pubblici, assicurati in gran parte proprio dalle province, dalle città metropolitane e dai comuni, proseguiranno “a fare pressione, dando continuità alla mobilitazione nei prossimi giorni, "con l'obiettivo che il testo del decreto enti locali cambi nell'esame del Senato”, hanno fatto sapere Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl al termine delle iniziative.   A fronte, infatti, di importanti risultati già raggiunti, come lo sblocco del turnover nei servizi scolastico-educativi e su alcuni vincoli alle spese del personale, per i sindacati unitari rimangono ancora aperti fronti importanti. Due in particolare: i precari in scadenza e salario accessorio. Due rivendicazione “che si innestano nei gravi problemi economici e finanziari di province e città metropolitane, molte delle quali prossime ad una situazione finanziaria di dissesto”, come hanno fatto sapere negli scorsi giorni. 

Il tema dei precari degli enti locali riguarda oltre 2.000 operatrici e operatori, nella maggior parte dei casi dei centri per l'impiego, in scadenza alla fine dell'anno. Il decreto, ad oggi, per loro non ha lasciato spazio ad alcuna possibilità neanche di proroga dei contratti a termine. Nonostante da anni lavorino negli enti di area vasta e nelle province, quest'anno sotto il loro albero di Natale non ci sarà nessun contratto ad attenderli, nessuna alternativa. Solo una certezza, se non ci saranno modifiche durante l'iter al Senato: “di essere espulsi da province e città metropolitane senza una prospettiva per il futuro”.

Anche per il salario dei dipendenti non tira una bella aria. Per le lavoratrici e i lavoratori delle province che hanno sforato il vincolo di bilancio in ragione dei progressivi tagli agli enti locali, infatti, potrebbero essere cospicue le decurtazioni sul salario accessorio. Da una stima della Fp Cgil nazionale, sarà di “quasi un mese di stipendio in meno, per la precisione un taglio di 1.350 euro” il taglio al salario accessorio di “circa 17 mila delle province e delle città metropolitane che nel corso del 2015 si sono rese 'colpevoli' di aver sforato il patto di stabilità”.