In un'Europa in cui "116 milioni di persone sono a rischio di povertà" è naturale che il "continuo peggioramento della situazione del lavoro" sia "la maggiore preoccupazione". E' l'allarme contenuto nel documento della Commissione europea per la conferenza 'Jobs 4 Europe'.

Nel testo si denuncia che, oltre all'aumento della disoccupazione (arrivata all'11,2% nell'eurozona), 'il lavoro è diventato anche più precario": "Quasi il 94% dei lavori creati nel 2011 sono part-time e il 42,5% dei giovani ha contratti a tempo determinato".

La disoccupazione "è un fenomeno drammatico da un punto di vista personale ed economico, ma anche sociale e politico, e non stupisce che il peggioramento della situazione sia in molti Paesi la più grande preoccupazione per cittadini e governi". Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, in apertura dei lavori della conferenza "Jobs for Europe" a Bruxelles.Gli alti livelli di disoccupazione in alcuni Paesi europei "hanno un impatto sul panorama politico ed anche sulla stabilità politica", ha aggiunto Van Rompuy.

Parla invece di situazione "vicina alla catastrofe" il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, nel suo intervento di apertura. Schulz ha aggiunto che "il pareggio di bilancio è importante ma non tanto quanto il lavoro" ed ha messo in guardia sui "disordini sociali che possono minare la legittimità delle istituzioni democratiche" perché "non si sa combattere la dittatura dei mercati finanziari".

"In alcuni Paesi europei c'è un'emergenza sociale della crisi" economica in corso, rappresentata dagli alti livelli di disoccupazione, in particolare fra i giovani. E' quanto invece dice il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso.

"E' un'emergenza dinanzi alla quale non possiamo chiudere gli occhi", ha insistito Barroso, esprimendo l'auspicio che gli Stati membri dell'Ue "siano coerenti con i loro impegni per la crescita e per l'occupazione" assunti al vertice europeo di fine giugno. Il presidente della Commissione europea ha poi ribadito il suo appello perche' "non venga smantellato il nostro modello sociale, l'economia sociale di mercato, sarebbe un errore", in particolare per i Paesi che "sono sotto programma e sotto pressione" per risanare i conti. "Dobbiamo fare degli adattamenti - ha riconosciuto infine - abbiamo bisogno di riforme strutturali, ma non al prezzo di mettere in discussione l'economia sociale di mercato".