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Salta il tavolo ministeriale per la vertenza Embraco. È il ministro per lo Sviluppo economico ad annunciarlo, con toni piuttosto aspri. “Le motivazioni che l'azienda dà dimostrano una mancanza di attenzione al valore delle persone e alla responsabilità sociale dell'impresa che raramente mi è capitato di riscontrare – ha detto Calenda –. Adesso non ricevo più questa gentaglia perché onestamente ne ho avuto fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro italiani che sono qua.”
Il ministro, nella mattinata di oggi, 19 febbraio, ha infatti sentito i legali dell'azienda con il presidente della Regione Piemonte Chiamparino, offrendogli sostegno per fare una cassa integrazione, con una lettera personale di rassicurazione da parte del ministero. Nell'incontro ministro e sindacati avevano quindi insistito con Embraco perché ritirasse i 497 licenziamenti (su 537 posti). L'azienda, però, ha risposto negativamente.
La differenza tra proposta di Calenda e quella dell'Embraco, per il Mise “non è materiale”. Se da una parte la cassa integrazione consentirebbe infatti di fare un percorso di reindustrializzazione in continuità dando la possibilità di inserirsi a imprenditori interessati, la risposta della controllata del gruppo Whirlpool è stata invece quella di “licenziare ora per un problema con la borsa”. Sarebbero queste le motivazioni espresse dai vertici. Dando così seguito alla decisione presa a ottobre 2017 di abbandonare la sede torinese di Riva presso Chieri per volare in Slovacchia.
Dure anche le parole di Chiamparino. “Sottoscrivo le parole del ministro. C'è un atteggiamento di totale irresponsabilità verso 500 famiglie più quelle dei fornitori, verso la comunità piemontese, il governo", ha detto il presidente della Regione Piemonte.
Ora il Mise ha annunciato che attiverà “urgentemente” un percorso di reindustrializzazione con Invitalia. Domani il ministro volerà anche a Bruxelles dalla commissaria alla Concorrenza per valutare se la scelta dell'azienda di trasferire lo stabilimento vada contro le regole europee. ''La conclusione di oggi è inaccettabile oltre che per i lavoratori e i sindacati anche per il governo, per questo mi aspetto che non demorda e trovi il modo di convincere la multinazionale a tornare sui propri passi''. Così all'Adnkronos, Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom torinese, che aggiunge: ''è una questione di credibilità e autorevolezza politica''.
Intanto, gli operai che questa mattina in corteo avevano bloccato la rotonda sulla statale che collega Asti a Torino, si sono ora radunati in presidio davanti al cancelli dello stabilimento e hanno prolungato da 4 a 8 le ore di sciopero.