I sindacati internazionali stanno facendo pressione sull’Egitto perché rimetta in libertà almeno sette sindacalisti “ingiustamente arrestati e imprigionati” con l’accusa di attività terroristiche. La campagna è partita dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc-Csi) e dalla Psi (il sindacato internazionale dei servizi pubblici), che rappresentano circa 200 milioni di lavoratori in tutto il mondo. Le organizzazioni di stanza a Bruxelles hanno inviato una lettera ufficiale al presidente egiziano, Abdel-Fattah el-Sissi, nella quale denunciano che il “blocco di presidi e scioperi, insieme all’arresto di sindacalisti sulla base di motivi di sicurezza legati all’anti-terrorismo, viola i principi di libertà di associazione garantiti dai trattati internazionali sottoscritti dall’Egitto”.

I dirigenti sindacali indipendenti arrestati nelle ultime settimane sono nove, e sette di loro sono ancora in prigione. La maggior parte degli attivisti appartiene al sindacato dei lavoratori del settore delle imposte sulla proprietà immobiliare. Tra loro vi sono Tarek Moustafa Ke’eib, presidente dell’organizzazione nella località di Kafr El Sheikh nel governatorato di Qaliyoubiah, Said Ali Gamei, iscritto nella località di Kafr El Zayyat nel governatorato di Gharbiya, Ayman Fathi El Sabbagh, di Berket El Sab’a nel governatorato di Menoufiya, Atef Fathi, del governatorato New Valley, Mohamed Abdel Hamid Hassan, del governatorato di Miniya. Sono stati arrestati anche Mohamed El Hendawi Said e Abd El Ghoneimi Qaddous, dirigenti sindacali dell’azienda elettrica di Sammanoud, nel governatorato di Gharbiya.

Il sito Labourstart ha lanciato una petizione online per la loro liberazione, in partenariato con il Centro servizi per i lavoratori e i sindacati (Ctuws), organizzazione non governativa egiziana istituita nel marzo del 1990 da attivisti sindacali.