Cadono una dopo l’altra, anche se sono sane. Vengono liquidate perché le prospettive non sono buone e il pessimismo la fa da padrone. E’ quanto accade a molte aziende italiane, con conseguente dispersione di migliaia di posti di lavoro. E’ quanto emerge dai dati Cerved esaminati dall'Ansa, secondo i quali nei primi 9 mesi dell'anno sono state liquidate 'in bonis' più di 5mila società affidabili (esattamente 5.288) secondo i parametri del gruppo di valutazione del rischio di credito, con un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo 2011

In Italia prosegue dunque la corsa dei fallimenti delle imprese (+4,4% nel terzo trimestre) ed emerge questo nuovo fenomeno: sono sempre di più quelle ina ttivo che vengono liquidate volontariamente. Va anche peggio se si guarda solo alle imprese di discrete dimensioni: tra le società con asset superiori ai due milioni di euro, il numero di liquidazioni volontarie nei primi 9 mesi dell'anno è arrivato a quota 285, con un incremento del 17% rispetto al 2011.

“Le liquidazioni in aumento tra le società sane derivano probabilmente dalle aspettative pessimistiche sul futuro - commenta Gianandrea de Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group - ed è un aspetto che fa molto riflettere quando a chiudere sono imprese in grado di creare ricchezza”. Sul piano dei fallimenti, nel terzo trimestre 2012 sono state aperte 2.315 procedure, il 4,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2011 (+8,9% rispetto al secondo trimestre su base destagionalizzata).

Il dato porta a quasi 9mila il totale
delle procedure dichiarate nei primi nove mesi dell'anno, un valore che supera del 2% quello dello stesso periodo del 2011, anno record dei fallimenti. In totale, secondo le rilevazioni Cerved, escono dal mercato in media 200 imprese al giorno (oltre ai fallimenti, si contano le 1.500 procedure concorsuali non fallimentari e le 45mila liquidazioni), un dato che testimonia l'impatto sempre più duro della crisi: tra gennaio e settembre sono uscite dal mercato un totale di 55mila aziende, il valore record dell'ultimo decennio, che supera quello dello 0,8% il poco ambito 'primato' registrato nei primi 9 mesi dell'anno scorso.

Notizie non meno allarmanti arrivano, sempre oggi, anche dall'ultimo Rapporto "Analisi dei Settori Industriali" di Prometeia e Intesa Sanpaolo. A quattro anni dall'avvio della grande crisi, secondo i report, molte imprese manifatturiere italiane si trovano infatti davanti a un bivio: rilanciare o perdere tutto. Se infatti nel 2012 l'industria italiana andrà incontro alla flessione di fatturato prevista - superiore al 5% a prezzi costanti - oltre il 10% delle aziende italiane potrebbe trovarsi in una condizione di grave illiquidità. Almeno secondo quanto riferiscono Prometeia e Intesa Sanpaolo.