Domani, 30 marzo, sarà sciopero nazionale dei dipendenti delle farmacie pubbliche. Chiunque si recherà in farmacia potrebbe imbattersi in disservizi e chiusure e per questo le lavoratrici e i lavoratori si scusano per il disagio eventualmente arrecato: sono in sciopero perché il loro contratto di lavoro è scaduto ormai da 15 mesi e nell’immediato non s'intravvede un positivo esito della trattativa.

"I datori di lavoro di categoria – affermano i sindacati – vorrebbero peggiorare le condizioni retributive e normative, intervenendo in maniera decisa sui temi centrali dell’organizzazione del lavoro con un impatto negativo sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Se passasse una tale impostazione, i clienti dovrebbero fare i conti con un peggioramento generalizzato del servizio. La farmacia non è un supermercato. In farmacia molto spesso si acquista di più di un farmaco: si ricevono suggerimenti, consigli, assistenza. La farmacia è un presidio sanitario territoriale e non un punto vendita".

E’ innegabile che i recenti interventi governativi in materia di liberalizzazioni, assieme alla ulteriore stretta che le leggi Finanziarie che si sono succedute negli ultimi anni hanno effettuato sui bilanci dei Comuni, concorrono a rendere non agevole il rinnovo del contratto.

"Ma siamo anche fermamente convinti che rinnovare il ccnl dei quasi 3.000 dipendenti delle farmacie pubbliche, sia l’unico strumento per impedire che il servizio pubblico inerente alla dispensazione del farmaco scompaia. La nostra protesta ha anche l’obiettivo di sensibilizzare tutti sul reale rischio della perdita della specificità della dispensazione del farmaco e dalle professionalità della categoria che si tradurrebbero in un grave danno per i cittadini. Le farmacie pubbliche rappresentano da sempre garanzia di professionalità e competenza: non possono e non devono diventare un self service del medicinale con orari di apertura dilatati, senza nessuna assistenza professionalizzata  al servizio del cittadino che vi si reca", sostengono ancora Filcams, Fisascat e Uiltucs.

La nostra  mobilitazione, aggiungono i lavoratori, non è pertanto  solamente rivolta a mantenere un contratto dignitoso, ma anche a preservare un servizio pubblico indispensabile, in difesa del nostro posto di lavoro e di tutto ciò che la farmacia pubblica ha rappresentato e vorremmo continuasse a rappresentare per voi.