“Il punto non è se la riforma migliora o peggiora ‘le cose’. II problema, a mio modo di vedere, è se la riforma sarà utile oppure no”. Intervistato da Il Mondo, Stefano Dolcetta, vicepresidente di Confindustria (con delega alle relazioni industriali) spiega il senso della bocciatura da parte di Squinzi e della sua organizzazione della riforma del lavoro. “Mi chiedo se la disciplina complessiva che uscirà dal Parlamento sarà capace di accompagnare le imprese nei processi di globalizzazione, favorirne la competitività sui mercati e, quindi, accrescere l'occupazione per quantità e qualità. In questo senso non vedo grandi elementi a favore: si combattono le forme contrattuali ‘flessibili’, ma non si indica alle imprese nessuna soluzione alternativa che possa davvero dirsi praticabile. Sulla flessibilità in uscita, qualche passo avanti è stato fatto, ma mi pare che rimangano ampi margini di incertezza e discrezionalità. II quadro degli ammortizzatori sociali è rimasto sostanzialmente inalterato, mentre mancano misure efficaci per favorire l'invecchiamento attivo, conciliando le ragioni delle imprese e dei lavoratori".

“In un momento di grande difficoltà come quello attuale, gli imprenditori – spiega Dolcetta – si attendevano un intervento più deciso a favore della competitività e, quindi, dell'occupazione. Le intenzioni del governo erano lodevoli: superare il dualismo del mercato del lavoro e combattere la flessibilità cattiva. I risultati però, non mi sembrano quelli voluti. Prevalgono gli elementi di rigidità, in particolare nella regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali, la cosiddetta flessibilità in ingresso. Nei confronti del contratto a termine, per esempio, si introducono penalizzazioni eccessive e si aumentano i costi. Ne risulta un quadro di vincoli che non ha riscontri in Europa. Inoltre, nella riforma mi pare del tutto insufficiente la disciplina delle cosiddette politiche attive, che invece avrebbe dovuto esserne il cuore. Rendere più moderno e dinamico il mercato del lavoro e superare il modello di welfare tutto basato sul sostegno al reddito è possibile solo dandosi un buon sistema per l'impiego”