“Da metà giugno, ad oggi (fonte Legambiente), sono andati in fumo 26 mila ettari di boschi, la metà, solo in Sicilia. Siamo all’inizio dell’estate e il bilancio è più che allarmante con ripercussioni drammatiche sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista ambientale. Come risulta anche dai nostri territori, da quando non c ‘è più il Corpo Forestale dello Stato, la risposta all’emergenza è organizzata con lentezza e affrontata in maniera inadeguata". Così, in un duro commento sui fatti incredibili di questi giorni, la Flai Cgil Nazionale.  

In tutti i luoghi interessati dalla devastazione degli incendi, denuncia il sindacato,  "il servizio di contrasto e l’azione di prevenzione è partito in forte ritardo. Migliaia di lavoratori idraulico-forestali, assunti stagionalmente per intervenire ai fini della prevenzione e della sistemazione, sono sprovvisti dei mezzi e delle dotazioni adeguate. Le strade di accesso nelle aree più a rischio sono completamente abbandonate e i bordi pieni di rifiuti e sterpaglie”.

Ma la questione vera, che la Flai intende denunciare con forza, "è che ci si trova di fronte a una mano criminale organizzata, che agisce con cognizione di causa e in maniera scientifica, colpendo i parchi, le aree di pregio, le aree salvaguardate per il patrimonio di biodiversità e del tessuto agroalimentare, si colpiscono, come accaduto in Sicilia, le aree turistiche. Riteniamo sia necessario affrontare il dramma degli incendi con la stessa forma di coordinamento tra forze dell’ordine con la quale si contrasta l’attività mafiosa e della criminalità organizzata, con task force mirate al presidio dei territori per la piena applicazione del Testo Unico dei reati ambientali".

Ma reprimere quando il danno è già fatto non basta. Il sindacato di categoria della Cgil chiama in causa i ministeri competenti, "affinché si determini un confronto con le parti interessate, valorizzando tutte le competenze professionali necessarie per lanciare quanto prima un vero e proprio piano nazionale di prevenzione e di tutela del nostro patrimonio ambientale, finalizzato ad una vera e efficace manutenzione del territorio".

"Ricordiamo, infatti, che il 92 per cento degli incendi partono fuori dal demanio pubblico: questo significa che dove il patrimonio boschivo è curato ed oggetto di manutenzione, il rischio di incendi diminuisce. Ma gran parte del territorio non è governato: è in mano a privati, nelle strade provinciali, le cui competenze non sono state affidate a nessuno, il rischio è altissimo”, conclude la nota.