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“Il dato che si conferma, e che ci preoccupa di più, è quello della disaffezione al voto e alla politica di tanta parte dei nostri cittadini. Molti speculano su questo aspetto, ma a noi preoccupa: perché una democrazia del genere è azzoppata”. Così il segretario confederale della Cgil, Nino Baseotto, intervistato oggi (6/6) da RadioArticolo1. “Il voto – ha aggiunto – non è solo un dovere, ma un’occasione di cambiamento, da non lasciar cadere mai”.
Sulla partecipazione, ha aggiunto il sindacalista, la Cgil ha fatto una scelta precisa, prima al congresso e poi alla conferenza d’organizzazione: “Non saremo mai il sindacato dell'uomo o della donna sola al comando. Siamo una grande organizzazione di rappresentanza e come tale abbiamo una sola scommessa da fare: puntare sul coinvolgimento delle iscritte e degli iscritti, dei delegati e delle delegate. Non riusciamo a immaginare un sindacato che si rinchiude nei propri gruppi dirigenti e che in modo autoreferenziale decide a nome e per conto dei milioni dei suoi iscritti”.
E proprio sulla raccolta di firme per la Carta, in queste ultime settimane “moltiplicheremo il nostri impegno. A noi le firme non bastano mai: abbiamo bisogno di produrre un risultato inequivocabile e le firme devono essere il propellente necessario per continuare la campagna a sostegno della Carta dei diritti universali del lavoro”.
La raccolta, ha sottolineato il dirigente Cgil, “è la prova della capacità della Cgil di costruire attorno alla propria proposta un consenso che va molto al di là del proprio ambito di rappresentanza. È il mestiere che ci hanno insegnato i padri fondatori del nostro sindacato, è il compito che ci ha indicato Di Vittorio nel '52 quando ha lanciato l'obiettivo del Piano del lavoro”. Quanto ai referendum, “per noi sono uno strumento per sostenere il percorso e l'affermazione della Carta come legge di iniziativa popolare”.
“Non vogliamo votare a tutti i costi – ha sottolineato –. Siamo pronti a fare nostra un'eventuale inversione di tendenza che il Parlamento italiano dovesse avere su questi temi. Se il risultato lo raggiungeremo per via parlamentare, naturalmente ci va bene. Detto questo, anche durante l'estate continueremo a lavorare per diffondere la conoscenza dei contenuti e del carattere innovativo della Carta dei diritti universali del lavoro”.
Per il sindacato l’interlocuzione con la politica è comunque importante: “La politica non è solo Palazzo Chigi e non è solo questo governo o questo Parlamento – ha rimarcato il segretario confederale della Cgil –. È fatta di tanti uomini e tante donne che quotidianamente in modo onesto e volontario si dedicano ai problemi del proprio Comune e del proprio territorio”. Con la Carta “siamo andati dai massimi responsabili di tutti i gruppi parlamentari e dagli amministratori locali e abbiamo trovato un mondo che non si riassume nelle indicazioni della segreteria di questo o di quel partito, ma che ragiona. Abbiamo registrato interesse e naturalmente anche dissensi. Vogliamo continuare così perché la nostra proposta non è un ‘prendere o lasciare’ ma è aperta ai contributi e alle idee di altri”. “Non pensiamo – ha sottolineato Baseotto – di avere la verità in tasca”.