“Il Mezzogiorno ha bisogno di un aumento consistente degli investimenti fissi pubblici diretti”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil Gianna Fracassi, nel corso dell’audizione in Commissione Bilancio della Camera per l'esame del decreto sul Mezzogiorno, secondo quanto riportano le agenzie di stampa. Un aumento ancor più necessario “vista anche la netta riduzione di spesa in conto capitale registrata negli anni recenti, e che abbia nell'infrastrutturazione immateriale e nello sviluppo sostenibile i propri nodi focali”.

Per l’esponente sindacale la “condizione economica e sociale del Mezzogiorno necessita di essere affrontata all'interno di un progetto complessivo” per il Sud. Il decreto del governo contiene “misure urgenti che rispondono a esigenze puntuali e contingenti” e “interventi che avrebbero dovuto inizialmente trovare spazio all'interno della Legge di bilancio 2017”, come i provvedimenti “dovuti e auspicati” per l’Ilva e i sistemi portuali di Taranto e Gioia Tauro. Ma il decreto, spiega Fracassi, “non determina una politica complessiva per il Sud”.

Serve, quindi, “una politica nazionale per il Mezzogiorno, che faccia perno su alcune azioni di sistema”. Occorre intervenire, ad esempio, sui sistemi portuali, mediante “politiche mirate ed efficaci, a partire dalla celere e piena realizzazione degli interventi infrastrutturali previsti nei Patti territoriali del Masterplan per il Sud. A tale proposito sarebbe necessario sciogliere il nodo delle Zone economiche speciali, strumento che riteniamo potenzialmente utile se inserito all'interno di una strategia complessiva di sviluppo di questo settore”.

La Cgil sottolinea anche l'urgenza di rafforzare lo strumento dei Patti territoriali, che “necessiterebbe di certezza nei tempi e nell'efficacia della spesa, e di uno sforzo a tutti i livelli di governo per evitare la frammentazione e l'effetto sostituzione degli interventi, garantendo l'addizionalità delle risorse”. Da questo punto di vista, ha illustrato il segretario confederale Fracassi, è indispensabile potenziare “le capacità di spesa e progettazione delle amministrazioni pubbliche locali, su cui sono a disposizione anche le risorse del Programma operativo nazionale (Pon) dedicato. Senza queste condizioni, l'effetto dei Patti sarà estremamente ridotto”.

Per la Cgil, dunque, c’è “l'esigenza di una politica economica, sociale, industriale, fiscale e ambientale complessiva e specifica per il Mezzogiorno (come quella avanzata dalla Cgil in Laboratorio Sud)”. Una strategia che sappia “rafforzare le vocazioni del territorio, la manifattura e l’agroindustria, i cluster già presenti, e investire in nuovi settori ad alta intensità di capitale e innovazione”. In conclusione, Fracassi ricorda che possono certamente essere utili “anche gli strumenti di incentivazione fiscale degli investimenti privati e dell'occupazione, ma questi devono essere anzitutto selettivi, fortemente orientati all'innovazione e all'inclusione dei segmenti più colpiti dalle difficoltà occupazionali, come donne e giovani”.