“Così di ponte in ponte, altro parlando che la mia comedìa cantar non cura, venimmo; e tenavamo il colmo, quando restammo per veder l’altra fessura di Malebolge e li altri pianti vani; e vidila mirabilmente oscura”. Inizia così il 21esimo canto dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, canto dedicato, come il successivo, ai “barattieri”, ovvero politici e funzionari pubblici corrotti, che scontano la loro pena immersi nella pece bollente, torturati da terribili diavoli alati, i “Malebranche”. Un canto che affronta dunque tematiche di grande attualità, che peraltro interessavano profondamente lo stesso Dante, esiliato da Firenze e condannato al rogo proprio con l'accusa (che gli storici ritengono falsa) di baratteria. Non è un caso dunque che proprio questi canti siano stati scelti per un esperimento originale: portare la poesia di Dante in fabbrica, trasformando una normale assemblea sindacale in un appuntamento dal forte valore culturale e sociale.

Dante è entrato in fabbrica martedì 7 novembre alla Sea Camper di Montone, piccola località dell'Alta Valle del Tevere, in provincia di Perugia. Una fabbrica importante, che come dice il nome produce camper con circa 200 dipendenti e dove il lavoro non manca. Qui la Cgil, in particolare la lega Spi dell'Alto Tevere in collaborazione con la Fiom, ha pensato di sperimentare questa nuova modalità di incontro con lavoratrici e lavoratori. Così, due giovani e bravi attori, Elena Galvani e Jacopo Laurino (Stradanova Slow Theatre), hanno piazzato leggii e amplificatori in sala mensa e hanno cominciato a raccontare e recitare il sommo poeta davanti ad oltre cento lavoratori.

Il risultato è stato notevole. “Portare la parola di Dante in un luogo di lavoro è stata per noi un'esperienza molto bella – ci dice l'attrice Elena Galvani – era la prima volta che ci capitava, ma speriamo di poterlo rifare perché è stato davvero arricchente”. Da parte loro i lavoratori, o almeno una buona parte, hanno apprezzato la novità: “È molto bello che in fabbrica si possa fare cultura – sottolinea Alex, un giovane operaio metalmeccanico – perché se ne è persa l'abitudine, ma ce n'è bisogno, noi lavoratori ne abbiamo grande bisogno. Per questo spero che questa esperienza si possa replicare in futuro”.

Soddisfatta naturalmente anche Patrizia Venturini, segretaria della Lega Spi Alto Tevere, che ha organizzato e promosso l'evento: “Abbiamo voluto portare la poesia e i concetti di Dante in fabbrica perché la poesia fa parte della vita e Dante della nostra storia – afferma la sindacalista – e anche perché con linguaggi poetici, seppure così complessi, si possono comprendere meglio le cose del presente. Pensiamo – conclude Venturini – che anche questo sia un modo di fare sindacato, pensionati e lavoratori insieme”.