Buon risultato interno, pessimo nel complesso europeo. È questo, in estrema sintesi, il commento di Fausto Durante, responsabile del segretariato Europa della Cgil, intervenuto alla trasmissione "Italia Parla" di RadioArticolo1 (qui il podcast) all'indomani dell'esito elettorale. "Il risultato italiano - spiega il sindacalista - fa ben sperare per il futuro del processo europeo, almeno visto da Roma. C'è ripresa di prestigio e di considerazione del nostro paese all'estero dopo che, nel corso degli ultimi tempi, la nostra immagine è spesso stata associata a condizioni negative, un po' per la difficoltà a rispettare i vincoli europei e un po' per le vicende personali di alcuni tra i nostri premier". Insomma, "l'ampia maggioranza al Partito democratico, la frenata delle spinte antieuropee e populiste che pure si agitavano nel nostro paese, il ridimensionamento di una figura controversa e non amata all'estero come quella di Silvio Berlusconi, ci consegnano un quadro di qualche ottimismo".

Se però allarghiamo lo sguardo al resto del Continente, i motivi di soddisfazione non sono così tanti. "Nella gravissima crisi economica e sociale, in due terzi dei paesi prevalgono forze legate al Partito popolare, cioè a quello spirito conservatore e liberista che considero il principale responsabile dell'incapacità europea di rispondere alla sfida della crisi. Quindi, alcune luci, ma anche molte ombre".

Sicuramente la crisi ha giocato la propria parte. "È sotto gli occhi di tutti il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro con la sola eccezione della Germania, Il modello sociale e il welfare sono peggiorati ovunque, il reddito disponibile delle persone cala. Bisognerebbe interrogarsi sul perché tutto ciò non si trasforma in consenso per le forze che vogliono un'altra idea di Europa. Ecco, questo è l'interrogativo che il voto ci consegna, un interrogativo importante per il futuro della sinistra europea e un bivio a cui il sindacalismo europeo si trova di fronte".

Forse la risposta è stata causata dalla mancanza di risposte efficaci e credibili alla crisi. "Penso soprattutto - aggiunge Durante - alle grandi speranze che aveva suscitato Francois Hollande in Francia al momento della sua elezione e alle grandi delusioni che la sua politica e le sue scelte hanno poi comportato. Tutto ciò si è riversato in un voto di rigetto v verso questa Europa e verso una sinistra europea subalterna a logiche e scelte sbagliate, non in grado di indicare credibilmente un'altra prospettiva".

"Un campanello di allarme fortissimo" è l'affermazione del Front national in Francia. "E' un dolore per ciascun cittadino europeo di sinceri sentimenti democratici che la Francia sia oggi in una condizione per cui il primo partito è un concentrato di razzismo, di xenofobia e di pulsioni autoritarie e in qualche caso filofasciste". Così come va guardato "con grande preoccupazione" il risultato in Gran Bretagna, "l'affermazione del partito dell'indipendenza corre il rischio di trasformarsi ancora di più nella spina nel fianco che blocca il processo decisionale europeo".

Senza sottovalutare "il peso della frammentazione in qualche caso verso il nazionalismo spinto, le suggestioni alla secessione che abbiamo nel voto in Spagna, in Olanda e in Belgio,dove il primo partito prende poco più del 15%. Sono tutti segni del fatto che c'è bisogno di restituire un po' di prospettiva, altrimenti prevalgono le piccole patrie, il ritorno ai confini nazionali, la suggestione che a casa nostra comandiamo noi, decidiamo noi e stiamo bene. Ma senza l'Europa, purtroppo, saremmo tutti molto più deboli e molto più marginali".

Resta da sciogliere il nodo della presidenza della Commisione. Sono in lizza Martin Schulz, Jean-Claude Juncker, Guy Verhofstadt, Alexis Tsipras e Ska Keller. "L'unica cosa che oggi l'Europa non dovrebbe fare è, a mio avviso, quella di pensare che l'indicazione dei cittadini non conta nulla e che, siccome nessuno ha una chiara maggioranza nel prossimo parlamento, si può trovare un presidente scelto nel retrobottega della politica. Io spero che nei capi di stato e di governo che si riuniranno prevalga questa saggezza". La seconda cosa riguarda l'economia. "È evidente che il disagio ha trovato uno sbocco in risultati allarmanti come quello dell'Ungheria dove le forze della destra estrema, in qualche caso della destra filo-nazista, arrivano sommate al 70%".

Questo disagio ha bisogno di una risposta sociale e economica. "La Ces - conclude Durante - ha proposto il piano straordinario di investimenti per l'occupazione e la ripresa. Bisogna che l'Europa si confronti con questo piano e che decida se vuole continuare con le misure che hanno impoverito le popolazioni". La proposta del sindacato europeo, 250 miliardi all'anno per dieci anni, "è in grado di ribaltare queste politiche di austerità e di mancata risposta in termini di domanda e di crescita che sono alla base delle difficoltà di oggi. Spero che prevalga questa consapevolezza e che il vertice Ue non si trasformi nell'ennesima occasione mancata".