“Ce n’era bisogno sia in Toscana che in Calabria, per capire qual è l’impatto del corso formativo su tutte le strutture Cgil. Dopo i corsi per delegati e dirigentii, ora abbiamo inaugurato anche i corsi per formatori, i docenti del futuro”. Così Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale, commenta l’avvio, avvenuto in data odierna - 9 aprile 2018 -, del primo dei due moduli formativi sperimentali dedicati al Coordinamento della formazione Cgil della Toscana e della Calabria. Nei primi tre giorni, 25 compagni e compagne toscani e calabresi hanno partecipato nelle rispettive sedi ai moduli tenuti da Stefano Vanni e Bruna Cossero, del Coordinamento nazionale della formazione Cgil. Al corso erano presenti anche i responsabili della formazione e i titolari dell’organizzazione delle due regioni.

A maggio, dopo un lavoro intermodulo dedicato, inizierà il secondo corso, ugualmente di tre giorni, che permetterà ai partecipanti di organizzare, progettare e gestire (sempre con l’ausilio dei formatori del Coordinamento nazionale) tre classi in altrettanti città della Toscana e parimenti avverrà in tre città della Calabria, per delegati di prima nomina. “Abbiamo convocato la riunione del gruppo di lavoro anche tramite videoconferenza, dedicato alla formazione dei formatori, per il 2 maggio alle ore 11, a Roma, presso la sala Federico Caffè della Cgil nazionale, in corso d’Italia, 25, per fare il punto sui moduli, sulla programmazione delle date dei sei corsi di base, gestiti dai coordinamenti di Toscana e Calabria, con la supervisione del Coordinamento nazionale”, dicono i responsabili.          

“In pratica, abbiamo rovesciato l’impostazione del passato, quando si creavano formatori attraverso un percorso lunghissimo, composto da quindici moduli, di tre-quattro giorni l’uno. Alla fine, si faceva l’esame, dopo una selezione durissima. Invece, oggi abbiamo preso l’intero coordinamento di 25 persone, partendo con una formazione di due cicli di tre giorni l’uno, con l’obiettivo di gestire tre classi di prima nomina, una sorta di prima elementare formativa. Ogni volta scegliendo due-tre Cdl territoriali per le due rispettive regioni. Ai delegati presenti viene spiegato tutto: come si progetta, costruisce e si sta in aula, quali argomenti, temi e modalità vengono trattati, sotto la supervisione di un formatore senior. Insomma, dopo poco tempo, i formatori vengono subito messi alla prova. L’idea è di creare un gruppo, il più possibile coeso, in grado di gestire tutte le fasi della formazione, magari con l’ausilio di competenze esterne”, precisa Pelucchi.

Umberto Negrin, delegato Cgil in Almaviva, era tra i partecipanti ai corsi per formatori. “Mi sono cimentato con me stesso, mi sono messo alla prova. Il corso è stato un momento davvero utile per meglio comprendere cosa stiamo facendo e perché. Nel contempo, è stata un’esperienza che ha aiutato anche i delegati a capire meglio cosa devono fare ‘da grandi’. Insegnare il mestiere di delegato sindacale vuol dire mostrare tutte le cose che ciascuno di noi dovrebbe sapere per mettersi a disposizione degli altri, al fine d’interpretare meglio il mondo del lavoro di oggi. In Almaviva faccio il rappresentante sindacale in una stagione assai difficile per il gruppo. Fare il delegato significa anche essere messo a dura prova dai colleghi e dalla situazione che stiamo vivendo. Tutti i lavoratori mi chiedono quando finirà la crisi. Io ho adottato la filosofia di procedere a piccoli passi, cercando di non aver paura del futuro, ma affrontando le cose via via che si presentano. Progetto corsi di formazione per tutta la Toscana, partendo dalla Fiom, perché è la situazione che storicamente conosco meglio”.

Anche Stefania Caliò, delegata Cgil di Dhl express, ha partecipato al corso di formazione per formatori in Toscana. “Un’esperienza positiva. È stato anche un tuffo al cuore, perché sono delegata dal 1985 e rientrare nella vecchia sede sindacale dopo tanti anni mi ha emozionato. Mi è piaciuto il lavoro di gruppo, l’analisi, operare su un percorso, capendo cosa vuol dire fare la formazione. Ripartire dalle basi, mi è sembrata una cosa positiva. Il fatto di dover far parte di un settore in continua espansione, come lo è la logistica, è stimolante. Noi stiamo a stretto contatto con le cooperative multiservizi e al corso c’erano anche persone che si occupavano di commercio, mentre altri erano iscritti alla Fiom. Tra di noi, si parlava di turnazione, orari, tempistica e festivi: per me, è normale discutere di queste cose; al contrario, per molti di loro erano argomenti da rimettere tutte le volte tutte le volte in discussione. Dal corso, ho ricevuto spunti e idee nuove, mi ha allargato la visione delle potenzialità che abbiamo, mi ha fatto vedere la realtà sotto un altro punto di vista. Vista la situazione generale che stiamo vivendo, dobbiamo riuscire a collaborare di più per stare al passo con i tempi. Non possiamo permetterci di non conoscere le cose né di rimanere indietro. Così, cercando di diventare formatori, s’impara anche a fare meglio il mestiere del sindacalista”.

“Vediamo come vanno questi due cicli formativi nelle due regioni. L’intenzione è di estendere tale esperimento a tutte le regioni disponibili. L’idea è che la ‘prima elementare’ formativa proposta per i delegati di prima nomina diventi un diritto-dovere per tutti i delegati. Per farlo, sappiamo che ci vogliono tanti nuovi formatori. Abbiamo scelto aule confederali, perché i formatori - ovvero delegati, dirigenti e funzionari - provengono da tutti i settori e da tutte le categorie -. Non pensiamo di arrivare a toccare tutti i delegati di tutti i settori, ma l’obiettivo è coinvolgerne una buona parte. Una vecchia regola della formazione dice che non conta solo ciò che fai in aula, ma anche quello che fai fuori dell’aula. Questo è positivo, perché alla fine si apprendono più cose oltre le ore del corso, facendo inevitabilmente raffronti fra un settore e l’altro”, conclude Pelucchi.