Cittadinanza day è l’iniziativa organizzata per domani, alle 16,30, in piazza Montecitorio a Roma da  '#ItalianiSenzaCittadinanza' e 'L’Italia sono anch’io'. Si mobilitano Cgil, Cisl e Uil insieme ad associazioni, insegnanti, genitori, alunni, politici, parlamentari, esponenti del mondo del cultura, allo scopo di fare pressioni sul Parlamento affinchè si voti entro la fine della legislatura la riforma della legge 91/92. Di questo, oggi, ha parlato a RadioArticolo1 il segretario confederale, Giuseppe Massafra.

 

L’obiettivo è quello di continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e stimolare il governo sulla necessità di approvare lo Ius soli, perché è un principio di civiltà irrinunciabile, ha affermato il dirigente sindacale. "La questione riguarda ragazzi e ragazze che nella maggioranza dei casi sono cresciuti nelle scuole del nostro Paese, che studiano e conoscono la nostra Costituzione, la nostra lingua, che si sentono italiani a tutti gli effetti e che spesso neanche conoscono il Paese da cui provengono i genitori. Stiamo parlando di circa 800.000 persone, che hanno già una cittadinanza di fatto, ma che oggi sono entrati in un dibattito politico che purtroppo li vuole tenere lontani da un loro diritto acquisito, puramente per motivi di oggetto di calcolo elettorale. Si è creato un grande equivoco, perché si tende ad assimilare queste persone all’immigrazione, all’emergenza sbarchi, facendo un unico calderone dove non c’è più distinzione. E questo forse è l’aspetto più deprimente del dibattito culturale in atto nel nostro Paese, su cui noi vogliamo assolutamente porvi rimedio”.       

Di fondo, c’è una questione generale di diritti negati, che vale sia per i lavoratori sia per i figli di migranti nati in Italia. Così Massafra: "Si tende a scambiare i diritti con i privilegi e le scelte politiche rischiano di sottovalutare un aspetto fondamentale che riguarda per l’appunto il diritto civile, il diritto sul lavoro. Dobbiamo riuscire a costruire le condizioni per superare le troppe diseguaglianze esistenti, le tante criticità che ormai riguardano l’intera società, in un contesto in cui la guerra tra poveri sembra essere il tratto dominante che caratterizza il quadro generale. Affermare i diritti significa superare le diseguaglianze, costruendo le condizioni generali di miglioramento per tutti. Un aspetto che in qualche modo traccia il filo rosso della battaglia della Cgil, che riguarda i diritti del lavoro, ma anche i diritti civili, come la cittadinanza, partendo dalle condizioni di chi sta peggio”.

“Nel caso dello Ius soli, che in realtà è uno Ius soli temperato e uno Ius culturae – ha concluso l’esponente Cgil –, in quanto prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza perché nato in Italia da genitori stranieri in possesso di un soggiorno di lunga durata, o perché  arrivato in Italia entro il dodicesimo anno di vita e finito un ciclo di studi completo. Quindi, stiamo parlando di un processo d’integrazione avvenuto nei fatti. Chi si oppone a tale processo di riforma, usa come deterrente il fatto che questa legge possa alimentare ulteriori condizioni di flusso migratorio o che addirittura si possano creare le premesse per un’invasione di migranti nel nostro Paese. Niente di più sbagliato, perché parliamo di persone perfettamente integrate in Italia, che parlano la nostra lingua e riempiono le nostre scuole. L’unico loro problema è di avere un’identità negata, che è alla base proprio dell'esclusione. In realtà, chi si oppone alla legge crea le condizioni per tenere ancora ai margini questa parte di società, rischiando di alimentare possibili radicalizzazioni, esattamente il contrario di un processo d’integrazione”.