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Alcuni settori di attività di Enel potrebbero avere nei prossimi mesi seri problemi di prospettive occupazionali. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni sindacali, preoccupate per la gara che l’azienda ha bandito, in 12 lotti, e relativa all’uso dell’intelligenza artificiale nelle attività di back-office e quality (contact center). Sarebbero interessati, secondo quanto riferito da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, circa 1500 lavoratori nelle città di Roma, Napoli, Campobasso, Sulmona, Molfetta, Potenza, Reggio Calabria, Castelfranco Veneto, Fondi.
Nell'immediato i dipendenti sono tutelati dall'applicazione della clausola sociale prevista da norme e contratti, che garantisce la continuità occupazionale nel cambio di appalto. Le organizzazioni sindacali, tuttavia, esprimono forti preoccupazioni per ciò che potrebbe accadere nel medio termine. Stando ai bandi di gara e alla riduzione delle attività già prevista da Enel, infatti, il rischio previsto è che si creeranno esuberi pari al 35-40% dei lavoratori attualmente impiegati: un forte calo dovuto alla graduale introduzione di strumenti di intelligenza artificiale.
“Nonostante le aziende subentranti nelle attività si siano impegnate ad assumere tutto il personale, puntando a una riqualificazione su attività diverse – commentano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - nutriamo fortissimi timori per le prospettive occupazionali, perché il settore è in crisi e registra continui cali di volumi e commesse”. Le organizzazioni sindacali reputano irricevibile l’ipotesi che un committente a partecipazione pubblica come Enel scarichi sugli appalti il costo della transizione digitale, e richiamano l’attenzione su un pericolo noto: di aprire la strada a una graduale sostituzione delle persone con l’intelligenza artificiale, senza alcun governo delle ricadute sul lavoro.
“Fortemente preoccupate che questo modus operandi possa diventare prassi nei cambi di appalti – proseguono le tre sigle - invitiamo il governo a convocare il tavolo di crisi del settore per individuare strumenti adatti a governare i processi della digitalizzazione e a tutelare l’occupazione”. Infine, ribadiscono come il “lassez-faire” abbia già causato la perdita di migliaia di posti nel mondo dei contact center, da tempo in crisi, e richiamano alla centralità della contrattazione anche nella fase preventiva dei processi, non solo per gestire gli effetti, a posteriori, di una digitalizzazione sempre più aggressiva.
"La vicenda relativa a Enel non è un caso isolato. – osserva Daniele Carchidi di Slc Cgil nazionale- Diversi committenti, magari in modo meno diretto, stanno prospettando riduzioni di volumi di attività a causa dell’introduzione di strumenti digitali nelle attività di customer care. Serve una regia istituzionale che coinvolga aziende e sindacati per ricercare le soluzioni idonee a prevenire gli effetti più deleteri. Non si può ricorrere solo agli ammortizzatori sociali per tutelare migliaia di lavoratrici e lavoratori che svolgono attività obsolete facilmente automatizzabili".