Alla fine ce l'hanno fatta. Tutte le maestranze di Cinecittà, con le loro esperienze e professioni, resteranno all’interno del sito di Via Tuscolana continuando a fare la storia del Cinema in Italia. Una vertenza durata otto mesi, tre dei quali vissuti in occupazione, che ha visto una lunga serie di incontri al ministero dei Beni culturali. Il lieto fine è giunto nella nottata tra il 3 e il 4 dicembre con un’ipotesi di accordo tra la direzione aziendale di Cinecittà Studios, la direzione del dicastero e i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil con le rispettive Rsu. 

"Non si prevedono esternalizzazioni né esuberi", precisano in una nota le segreterie nazionali e regionali di Slc Cgil. L'intesa stabilisce "una serie di garanzie occupazionali nei confronti dei dipendenti di Cdf (post-produzione) coinvolti nell’affitto di ramo d’azienda alla multinazionale Deluxe; così come per quei lavoratori interessati alla cessione di ramo d’azienda verso la società Panalight. L’attuale carenza di lavoro - è spiegato - verrà affrontata con l’applicazione per 12 mesi del contratto di solidarietà. Qualora poi, nella gestione dell’accordo dovessero insorgere criticità, le parti firmatarie si sono impegnate ad attivare un tavolo con tutte le aziende interessate (Panalight – Deluxe – Cinecittà Studios)".

Fondamentale - osservano i sindacati - è stato l’impegno assunto dal ministero dei Beni culturali "che ritenendo l’attività cinematografica di Cinecittà, ma più in generale dell’intero settore, di importanza strategica per il rilancio del sistema paese sia sotto il profilo culturale che economico, si adopererà per il mantenimento delle agevolazioni fiscali e per la costituzione di gruppi di lavoro, con la partecipazione di Regione, Enti locali e emittenti, sia pubbliche che private, con l’obiettivo di definire una strategia di rilancio della produzione cinematografica in Italia e di mettere un freno alle delocalizzazioni".

"Esprimiamo soddisfazione
- conclude la nota - perché si mette la parola fine a una vertenza difficile, complessa e con un impatto che ha riguardato la sfera politico-sociale dell’intero Paese. È un primo passo importante perché si possano far rivivere le produzioni dell’industria cinematografica di Roma e non solo".