“Ancora una volta in piazza, uniti, per rivendicare il valore della ricerca come volano per lo sviluppo del Paese”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, dal palco della manifestazione nazionale indetta oggi (martedì 7 novembre) a Roma, in largo Vidoni (davanti al ministero della Funzione pubblica), assieme a Fir Cisl e Uil Rua, per chiedere al governo di rilanciare il comparto e stabilizzare tutti i lavoratori precari che da anni lavorano negli enti di ricerca con contratti a termine. “I miliardi degli incentivi per lo più riservati alle imprese dalla Legge di bilancio vadano alle assunzioni nella ricerca e al sistema di istruzione" ha proseguito: "Si persegue l'idea sbagliata, e già sperimentata nel suo fallimento, che gli incentivi creino sviluppo, quando servirebbero investimenti diretti nel lavoro di ricerca e nelle infrastrutture. Servono almeno 10 mila posti per gli enti di ricerca e 20 mila per le università: stabilizzare i precari e assumere nuovi ricercatori è l'unica cosa sensata da fare”.

“Sono almeno 15 anni che il nostro Paese non investe adeguatamente in ricerca pubblica. Sono anni che i precari continuano a fare il proprio lavoro senza fondi, senza riconoscimenti e senza alcuna certezza nel futuro. Adesso siamo arrivati a un punto di non ritorno e ci aspettiamo coerenza” scrivono i sindacati, rimarcando che “è fondamentale che la prossima legge di stabilità riconosca alla ricerca pubblica il ruolo di pivot per lo sviluppo del Paese. Sarebbe poco lungimirante disperdere le professionalità che gli enti pubblici esprimono e che sono al servizio del Paese”. Flc, Fir e Rua chiedono al governo “risposte positive alle aspettative dei lavoratori precari” e ricordano che “il precariato ha assunto dimensioni drammatiche a causa sia di un indiscriminato blocco delle assunzioni sia di indistinti tagli lineari ai finanziamenti. Senza il contributo di questi lavoratori il sistema della ricerca non può pensare di competere con i livelli di eccellenza nel panorama internazionale. Quest’emergenza non è più rinviabile”.

 

Le indiscrezioni e il dibattito parlamentare sulla finanziaria 2018 non sembrano portare buone notizie. “A fronte delle migliaia di precari, sarebbero state stanziate risorse per coprire solo 300 posti negli enti di ricerca” spiegano i sindacati: “Dati, se confermati, la cui insufficienza non avrebbe bisogno di ulteriori commenti per essere compresa. Ci si ostina a non credere negli investimenti in ricerca come volano della crescita per il Paese”. L’Italia ha non solo la spesa in ricerca tra le più basse d’Europa, ma costituisce “praticamente uno dei pochi casi in Europa di contrazione in valore assoluto nell’ultimo decennio. Gli altri casi sono la Grecia e il Portogallo. In tutti gli altri paesi dell’area euro a 12, nonostante le difficoltà dei bilanci pubblici, la crescita della spesa in ricerca non si è mai interrotta”.

Per i sindacati, dunque, è prioritario predisporre finanziamenti adeguati per invertire il trend. “Riteniamo che la stabilizzazione dei precari degli enti pubblici di ricerca sia l’obiettivo praticabile nel quadro dei 20 miliardi complessivamente stanziati” affermano le categorie di Cgil, Cisl e Uil. L’urgenza di tale investimento rende inaccettabile i numeri proposti dal governo, a maggior ragione alla luce delle dichiarazioni ricorrenti sull’importanza della ricerca”. Flc, Fir e Rua, in conclusione, sollecitano esecutivo e Parlamento a “valorizzare le professionalità del personale degli enti, da troppo tempo penalizzate dal blocco del contratto e dalle invasioni normative che hanno mortificato le norme contrattuali esistenti”.


(ultimo aggiornamento: ore 12.12)