Un’esperienza ultraventennale, in tema di formazione, quella della Cgil Marche. “Un percorso che parte da lontano – ricorda Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –, ed è anche assai corposo, visto che la Cgil regionale destina al progetto formativo l’uno per cento delle canalizzazioni (tutti i soldi che arrivano dal tesseramento), per un totale di 120.000 euro all’anno per l’insieme dei corsi che comprendono dai cosiddetti pulcini - i giovani sindacalisti alle prime armi - fino ai dirigenti apicali della confederazione”.  

“È una scelta importante, anche per le casse del sindacato – conferma Patrizio Francesconi, responsabile formazione Cgil Marche –, perché la nostra è una regione con un tessuto produttivo assai diffuso e diversificato richiede da parte dei sindacalisti una preparazione assolutamente notevole”. Da qui, la scelta, condivisa da tutte le categorie, di destinare una quota fissa delle risorse dei bilanci di ciascuna struttura sindacale.

“Questo, per essere all’altezza dei servizi a disposizione. Oltretutto, abbiamo diversificato l’offerta formativa in quattro diversi punti dell’organizzazione: Cgil regionale, Camere del lavoro, categorie e organizzazioni territoriali e fondo per la formazione continua. Ciò permette di stare in rete fra di noi e ciascuna struttura di concentrare la propria organizzazione su progetti che caratterizzano una determinata area”, continua il dirigente marchigiano.

“In tal modo, destiniamo alle Cdl la formazione di base per i delegati, mentre le categorie fanno corsi rivolti allo sviluppo della contrattazione di primo e secondo livello. Invece, i regionali si occupano di alta formazione, come il master per dirigenti, di cui quest’anno teniamo la seconda edizione, e il Vivaio, un master specifico per giovani sindacalisti che noi chiamiamo pulcini, avendo fatto un investimento importante sulle nuove generazioni Cgil. Il corso è articolato in due appuntamenti mensili, da marzo a dicembre, per un totale di 250 ore”, precisa il sindacalista.

Un percorso articolato e significativo, con al centro diritti, contrattazione, rappresentanza. “Indubbiamente, la partecipazione dei dirigenti è complicata per i loro carichi di lavoro, ma anche perché, a volte, c’è difficoltà a mettersi in gioco. Il fatto che la Cgil Marche, oltre a dirlo, porti avanti un corso del genere, rende ancora più pregevole il suo compito”, osserva Pelucchi.

Domenico Mosca è il responsabile di ‘Vivaio’, “che vuol essere un luogo protetto di accoglienza e prima formazione per i giovani che si affacciano alla Cgil per la prima volta – sottolinea Francesconi –. Vogliamo favorire la crescita professionale dei ‘pulcini’ e poi, in prospettiva, per la confederazione è un progetto per avere un nuovo filtro per un ricambio futuro”.

“Nei giovani, il bisogno di sindacato è cambiato. C’è una sorta di diffidenza naturale da parte loro, che però si stempera subito in una voglia di partecipazione, che viene fuori quanto più riusciamo a creare luoghi d’accoglienza per le persone, prima ancora che per l’organizzazione. La cosa fondamentale che chiedono i giovani è la partecipazione, il sentirsi protagonisti attivi di un progetto, Cuore del ‘Vivaio’ è l’interazione tra l’approccio cognitivo e l’aspetto fenomenologico relazionale. Secondo noi, è la formula che produce risultati. Lavorare per i giovani, affinché diventino domani un tesoro per la Cgil. Nel programma 2017, abbiamo tre unità distinte: la comunicazione, intesa come competenze linguistiche e relazionali che permettono ai giovani di sentirsi protagonisti del cammino dei diritti. Non c’è rappresentanza se non c’è comunicazione e viceversa. Secondo modulo, il profilo identitario che si sviluppa sotto l’aspetto storico della Cgil. I giovani devono sentirsi parte di un percorso molto lungo e antico, di cui possono essere protagonisti. La terza unità è dedicata a rappresentanza e contrattazione, che apre lo scenario decisivo per la contrattazione sociale”, prosegue l'esponente della Cgil marchigiana. 

Romina Maccari ha partecipato ai corsi quando lavorava in una grande azienda di abbigliamento con 200 addetti. “Ho avuto un distacco sindacale – rileva – e la mia attività prevalente è diventata quella di delegata sindacale, con estrema soddisfazione perché sono diventata Rsu. I corsi mi hanno fatto crescere come lavoratrice e come dirigente sindacale, dal lato nozionistico e informativo. E anche come persona. Mi sono ‘interfacciata’ con le colleghe, con l’azienda. Il primo corso che ho fatto è stato il Vivaio, dove ho avuto un’iniziazione forte, poi corsi specifici su mercato del lavoro, formazione, comunicazione, ammortizzatori sociali”.

Stefano Calvio lavora all’Inca di Senigallia, dove si occupa del sistema servizi, e anche lui ha partecipato agli stage formativi e ai progetti della Cgil regionale.

Il nuovo piano prevede che tra i docenti vi siano esperti e intellettuali a tutto tondo. Uno di questi è Aldo Bonomi, sociologo del lavoro, grande studioso d’impresa diffusa sul territorio. Poi c’è Walter Cerfeda, dirigente sindacale, presidente dell’Ires Marche, che si occupa di politica a livello mondiale. E ancora, Ugo Ascoli, Emanuele Pavolini, Adolfo Pepe. La Cgil poi sostiene di aver valorizzato il rapporto tra il sindacato e le quattro università marchigiane (Urbino, Ancona, Macerata e Camerino).

“In sostanza, un esempio davvero positivo e da valorizzare. Anche se le Marche non sono la regione più grande d’Italia, quel progetto funziona, c’è equilibrio, ha un bel metodo e soprattutto fa tanta buona formazione”, conclude Pelucchi.