Quale futuro per la contrattazione aziendale nelle Marche? Sul tema, oggetto nella mattinata di oggi (20 giugno) di una tavola rotonda organizzata ad Ancona dalla Cgil Marche e dall’Ires regionale con Cisl, Uil e Confindustria, RadioArticolo1 ha intervistato all’interno di “Work in news” il presidente dell’Ires Cgil Marche Walter Cerfeda.

“Si parte intanto da due elementi – ha osservato subito Cerfeda –. Il primo è che la fase di contrattazione che si aprirà nelle prossime settimane nella regione, come in tutta Italia, si svolgerà nell’ambito del Testo unico firmato a gennaio. Finalmente la contrattazione aziendale avrà dei soggetti certificati che la devono praticare, le Rsu, avrà procedure e regole precise cui queste si devono attenere e anche materie e spazi più ampi rispetto al passato. Un fatto positivo con cui contrasta però il contesto economico; un contesto ancora molto critico, nel paese e nella regione”.

Tutti i principali indici che testimoniano lo stato di salute economico di un territorio, infatti, volgono ancora al negativo. Blocco degli investimenti, calo degli ordinativi, forte indebitamento delle imprese, insolvenza verso le banche delle Pmi, aumento drammatico della disoccupazione e della cassa integrazione straordinaria e in deroga: questa, oggi, la realtà delle Marche. In che modo, dunque, la contrattazione decentrata, la contrattazione aziendale, può essere una leva per contrastare la crisi e tornare alla crescita?

Decisivo per sviluppare la contrattazione, spiega Cerfeda, è ricostituire margini di produttività. Se non riparte l’economia, non ripartono le imprese, non riparte la produzione, da distribuire non c’è nulla: questo va da sé. Bisogna muoversi allora lungo due direttrici.

La prima, convincere il sistema delle imprese che la contrattazione aziendale non è un costo, una sorta di tassa sociale che, se si può evadere, gli imprenditori sono più contenti. Ricostituire margini di produttività è un’operazione che non si fa senza il lavoro: senza il coinvolgimento pieno, competente, responsabile del lavoro. “Lavoro e produttività sono due facce della stessa medaglia, le imprese devono uscire da una visione guerresca della contrattazione. Per rilanciare il sistema delle imprese e ricostituire margini di redistribuzione, la condivisione tra imprese e lavoro è indispensabile”.

Seconda direttrice, “il sindacato ha bisogno di accompagnare la contrattazione nelle imprese con lo sviluppo della contrattazione territoriale per abbattere le diseconomie esterne”. Energia, trasporti, tecnologia innovazione, credito: se tutto questo diventa un ostacolo, è evidente che le possibilità di rilancio della crescita si riducono. Quindi va fatta una doppia operazione: un’operazione interna alle aziende, “di coinvolgimento pieno e pattizio tra lavoro e impresa per rilanciare la contrattazione”; e una seconda operazione, fuori delle realtà produttive, “in cui il sindacato confederale si batte per eliminare le diseconomie esterne”.