Lo scorso 4 ottobre la preside dell'istituto superiore Galileo Ferraris di Caserta ha firmato una circolare diffusa in tutta la scuola in cui si chiedeva agli studenti di partecipare alla marcia contro l'aborto che si sarebbe tenuta qualche giorno dopo in città. La partecipazione alla marcia è apparsa ai più come un obbligo curricolare, visto che si chiedeva agli studenti assenti di portare una giustificazione firmata. “Una cosa inaudita, che abbiamo immediatamente denunciato. Quando siamo venuti a conoscenza della circolare abbiamo scoperto che anche altre scuole erano interessate all'iniziativa, e abbiamo addirittura trovato online un'intervista a un dirigente scolastico di un altro istituto che propagandava la manifestazione e la presenza degli alunni ”. Lo ha detto Camilla Bernabei, segretaria della Camera del lavoro di Caserta, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1 .

 

“Siamo di fronte al fatto che dirigenti scolastici del nostro territorio invitano in maniera pressante i propri studenti a partecipare a una manifestazione contro una legge dello Stato - ha continuato Bernabei -. La circolare è stata ritirata, ma poi sabato mattina oltre 300 studenti erano presenti in piazza. Eppure non possiamo certo dire che era una presenza libera. Da alcuni paesi i ragazzi sono addirittura arrivati con i pullman organizzati, mentre abbiamo testimonianze di ragazzi che dicono di non essere andati alla manifestazione, ma di poter essere presenti neanche a scuola, e quindi di aver dovuto portare la giustificazione die genitori”.

“Abbiamo chiesto un'ispezione in queste scuole - ha concluso Bernabei - perché ci chiediamo in che modo in una scuola pubblica, all'interno del progetto formativo, sia stata inserita questa iniziativa. Eppure non è implicato un singolo docente o un singolo dirigente, ma c'è una responsabilità degli organi collegiali, del consiglio d'Istituto, del collegio dei docenti. E' di stamattina la notizia che il Ministero ha fatto partire un'ispezione, per cui ci aspettiamo al più presto di avere delle risposte. Sono cose assurde, che non possiamo permettere né a Caserta, né in nessun'altra provincia del nostro paese”.