Si può parlare di migrazioni uscendo dalla retorica dell'emergenza e si può ragionare di come governare un fenomeno complesso senza alimentare paure e intolleranza. È quello che hanno provato a fare gli ospiti del dibattito sui nuovi cittadini, a chiusura del giovedì delle Giornate del lavoro della Cgil (SPECIALE) che si stanno svolgendo a Lecce. A confrontarsi, coordinati dal direttore di Radioarticolo1, Altero Frigerio, Stefano Allievi (Università di Padova), Giuseppe De Giorgi (ammiraglio Marina Militare), Emilio Del Bono (sindaco di Brescia) e Morena Piccinini (presidente Inca Cgil).

E proprio quest'ultima ha esordito osservando come “la questione cruciale sia il riconoscimento degli stessi diritti”. Piccinini ha ricordato come lo scorso 8 agosto, in occasione dell'anniversario della strage di Marcinelle, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio abbia avuto un'uscita “infelice” affermando che la scelta di emigrare di quegli italiani morti nella tragedia in miniera non fu “una buona scelta”. “Ma l'emigrazione non è quasi mai una scelta – ha osservato la presidente dell'Inca – e quando si è costretti ad emigrare non c'è condizione peggiore di quella di chi percepisce di non avere gli stessi diritti degli altri. Questo vale per gli italiani all'estero, per i quali abbiamo conquistato quella parità, come per i migranti che arrivano oggi in Italia, per i quali – ha concluso Piccinini – questa uguaglianza dobbiamo garantirla”.

C'è però un elemento di novità nelle nuove migrazioni, in particolare in quella dei richiedenti asilo, che arrivano per lo più via mare nel nostro Paese. Lo ha sottolineato il professor Allievi: “Molte persone immigrate dal Corno d'Africa fino a pochi anni fa avevano come obiettivo del loro progetto migratorio la Libia, non l'Europa. Poi – ha spiegato il professore – la Libia è stata fatta implodere dalla Francia e dall'Europa e allora il viaggio si è allungato, ma spesso anche oggi non c'è un punto di arrivo preciso, o comunque questo non è in molti casi l'Italia. Perciò parlare di nuovi cittadini per questo tipo di migranti può essere poco corretto, vista la grande flessibilità della mobilità di queste persone”.

È quindi importante distinguere con attenzione le diverse tipologie di migrazione. “A Brescia ad esempio – ha detto il sindaco Emilio Del Bono – convivono 105 nazionalità diverse, con 37 mila immigrati regolari su 200 mila. E chi risiede regolarmente, italiano o meno, per me è un cittadino. Ma il tema oggi non sono tanto quei 37 mila, che di certo non spacciano e non delinquono, quanto piuttosto i richiedenti asilo, che rappresentano senz'altro un nodo spinoso”. Per Del Bono infatti è “un'ipocrisia” il fatto che questi arrivino in Italia per fare richiesta di asilo: “È una grande finzione – ha detto il sindacato bresciano – alimentata dalle storture della Bossi-Fini, che rischia di portare al collasso un'istituto fondamentale”. Per questo, ha aggiunto il primo cittadino, “va incalzato il governo che in realtà sfugge su questo tema”, perché senza un intervento “se le richieste di asilo verranno respinte avremo un boom di clandestinità, ovvero fantasmi, non regolarizzabili nelle nostre città. Si può invece costruire una cittadinanza fatta di nuove persone, aggiornando una legislazione ormai obsoleta”, ha concluso Del Bono.

Anche secondo Allievi, “non si può lasciare questo fenomeno all’anarchia o, peggio, alla gestione delle mafie internazionali. Il controllo dei confini, poi, non può e non deve essere un tema della destra”, ha aggiunto il professore, sottolineando che “non ci si può illudere di fermare il flusso”.

Così come non si possono chiudere i porti, ha spiegato l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già a capo dell'operazione Mare Nostrum, perché “se il migrante è salvato da navi dello Stato, di fatto è già su territorio italiano e può chiedere asilo appena sale a bordo”. Il problema, dunque, “non è cercare di svuotare il mare con un cucchiaino – ha aggiunto il militare – quanto piuttosto lavorare a una stabilizzazione della Libia” e “agevolare l’ingresso legale, accelerando al contempo l'integrazione di chi è già qui”. “Una piccola cosa – ha esemplificato De Giorgi – potrebbe essere farli entrare nelle forze armate, un percorso che li qualifichi agli occhi di chi è meno disposto ad accoglierli”.

Lo Ius soli e il ruolo fondamentale della scuola sono altri due elementi importanti secondo l'ammiraglio. Che si debba puntare molto sulla formazione, in particolare quella finalizzata al lavoro, è anche l'idea di Morena Piccinini: “Abbiamo bisogno di manodopera, ma di manodopera preparata – ha concluso la presidente dell'Inca – e anche questo è un impegno per il nostro patronato”.