La Regione Sicilia continua ad essere riluttante rispetto ad una seria riforma dei Consorzi di bonifica, compromettendo lavoratori e qualità del servizio. Stamattina davanti la sede del Consorzio di bonifica della Sicilia orientale, di via Centuripe a Catania, i lavoratori stagionali attivi hanno organizzato un sit, in occasione dello sciopero proclamato il 6 agosto dalla Flai Cgil Sicilia.

Presente, tra gli altri, il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota insieme a Pino Mandrá segretario provinciale Flai, Agatino Mazzeo RsA ed Emanuele Sciascia segretario aziendale, rivendicano la stabilizzazione di lavoratori precari, grazie ai quali è stato possibile garantire i servizi essenziali all'utenza negli ultimi 15 anni. La questione investe a Catania poco più di 110 operai specializzati, (saldatori, manovratori, ecc.) su una platea di circa 800 lavoratori in tutta la Sicilia. Se gli enti oggi vanno a rilento non è certo per le maestranze che vengono impiegate per tre, quattro e cinque mesi all'anno, ma per carenza di manutenzione, non programmabile a causa di carenza del personale a tempo indeterminato. Il cane che si morde la coda.

Per questo Flai e Cgil "chiedono un intervento da parte del governo regionale, al fine di dare un futuro agli enti di bonifica, che dia stabilità ai lavoratori e certezza nell'erogazione dei servizi all'utenza. I motivi della protesta sono tanti: la procedura di accorpamento da 11 a 2 consorzi è stata avviata sotto il Governo Crocetta ma non è stata completata per mancanza di risorse economico finanziarie, la pianta organica dei due nuovi enti, una governance che non riesce a completare quanto previsto dalla legge regionale 5/2014, e come se non bastasse, il Collegato alla Finanziaria, approvato qualche settimana fa che avrebbe permesso la stabilizzazione dei precari storici (18 anni), non è stato votato dalla maggioranza".

Infine, ai lavoratori, vengono contabilizzate figurativamente 6 giorni a settimana, pur lavorando 5 giorni, "con la beffa che completeranno le giornate 1 mese in anticipo, perdendo un mese di salario, con conseguenze negative nello, nei versamenti pensionistici e in ultima analisi, anche nel conteggio della disoccupazione", conclude il sindacato.