Una settimana fa Salvo, edile disoccupato catanese, si è dato fuoco in Piazza Risorgimento, un gesto disperato di protesta per il sequestro della bancarella abusiva di frutta con cui cercava di portare a casa un pezzo di pane, in attesa di trovare nuovamente lavoro come escavatorista.

In piazza Risorgimento è rimasta la coperta con cui i soccorritori hanno tentato di spegnere le fiamme sul suo corpo martoriato, ed è qui che torneranno domani (26 settembre) i cappelli di carta, organizzati da Fillea Filca Feneal, insieme a Vincenzo, il fratello dell'edile che versa ancora in gravissime condizioni.

"in questa piazza Salvo si è dato fuoco mentre cercava in qualche modo di dare una risposta alla propria condizione di disoccupato", racconta Claudio Longo, segretario generale della Fillea di Catania. "Quella risposta che le istituzioni non hanno ancora dato, a lui e alle migliaia di lavoratori che la crisi ha gettato nel buio assoluto della disperazione. Qui torneremo domani, per chiedere conto alle istituzioni di ciò che non hanno ancora fatto per l'edilizia e per le migliaia di lavoratori che, come Salvo, sono stati competamente abbandonati."

Domani quindi, alle ore 17, il movimento dei cappelli di carta tornerà in quella piazza che diventa il simbolo dell'indignazione edile. “Vogliamo parlare alle coscienze dei catanesi e chiedere a tutti di alzare la voce con noi contro l'irresponsabile immobilismo delle istituzioni e contro l'intollerabile inefficienza della burocrazia, sono loro i responsabili del mancato avvio delle opere cantierabili" prosegue Longo: "Noi vogliamo sapere a che punto sono i lavori per la metropolitana, per il raddoppio ferroviario, i 13 milioni di euro dal Piano Città per Librino. Perché opere già deliberate e finanziate non partono?".

Il movimento dei cappelli di carta aveva già invaso le strade di Catania fin da gennaio scorso. "Con quella mobilitazione chiedemmo il monitoraggio delle attività delle stazioni appaltanti per capire perché tutte le opere che possono diventare subito un cantiere ancora non lo siano. Da allora nessuna risposta, ora diciamo basta", conclude Longo.