"La firma di un cittadino o di una cittadina è la forza di noi tutti: la prima ragione per sottoscrivere la proposta di legge sulla Carta dei diritti è offrire al paese un'altra strada di politica economica". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista a RadioArticolo1 illustra la partenza della raccolta firme per trasformare la Carta in legge (ascolta il podcast integrale). Da sabato 9 aprile i banchetti del sindacato saranno in tutta Italia. Da poco si è conclusa la consultazione straordinaria degli iscritti che ha visto 41.705 assemblee svolte in due mesi. "Vogliamo un'altra strada di distribuzione della ricchezza - dice -, che parta dal lavoro e dal suo riconoscimento".

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Al contrario, nell'Italia di oggi, "pochi continuano ad arricchirsi mentre peggiorano le condizioni di lavoro di tanti. L'altra grande ragione della Carta si chiama dignità: un paese che non pensa alla dignità delle persone è un paese che diventa misero e degrada. Il tema della dignità è tornato a essere straordinariamente importante, dignità per i giovani che non trovano lavoro e che vogliono andare all'estero, ma anche la dignità di chi già lavora e si sente deprezzato, la dignità di chi lavora e invece di vedersi riconosciuto riceve in cambio un voucher".

Camusso quindi prosegue: "Lavorare non può essere vissuto solo come una condizione di costrizione e difficoltà, di subire qualunque ricatto in ragione del fatto che almeno così lavori. Al centro dobbiamo rimettere la libertà, la possibilità di esprimere se stessi e le proprie competenze, i desideri di costruirsi un progetto di vita. Occorre quindi cambiare  politica economica, all'insegna di dignità e rispetto delle persone, fondamenti di un altro modello di società".

Il sindacato si rilancia e, con la Carta dei diritti, avanza una proposta fondamentale. "Il 2016 è l'anno in cui ci siamo detto 'così non ce la facciamo più' - spiega Camusso -: non si può rimanere in posizione di difesa, con l'orgoglio e il rispetto del lavoro straordinario che abbiamo fatto durante la crisi a tutela dell'occupazione e delle persone. Ora questa difesa non è più sufficiente: proviamo a cambiare le cose a tutto campo, proviamo a cambiarle nel quotidiano proponendo un nuovo modello di relazioni industriali, dicendo alle nostre controparti che l'attacco alla contrattazione non funziona". In generale "basta con la logica che quando c'è un paese in difficoltà si tagliano diritti e aspettative, si tagliano le pensioni. Dobbiamo immaginare un sistema a misura di donne e uomini che lavorano, della loro fatica, di coloro che hanno iniziato a lavorare prestissimo, magari hanno avuto una carriera discontinua e chiedono un'anzianità serena".

In questo scenario è sempre presente l'attenzione ai giovani. "Questi - osserva il leader della Cgil - non possono essere angosciati dall'idea che non avranno mai diritto al riposo, a una terza età tranquilla che gli permetta di occuparsi di ciò che non hanno fatto mentre inseguivano un lavoro dopo l'altro per costruire il loro progetto di vita".

La consultazione sulla Carta è stata un'esperienza straordinaria. "Libertà e dignità del lavoro sono un grande patrimonio della democrazia, è molto difficile pensare che ci sia una condizione positiva, di riconoscimento per i lavoratori, se sei in un regime che non fa della democrazia l'elemento fondamentale. Tante volte abbiamo detto che in questa rincorsa tutta fatta di mercificazione si sacrificano le persone, si mortificano gli strumenti di partecipazione. Ma non basta solo dirlo e rivolgersi agli altri: abbiamo interrogato anche noi stessi, prima nella Conferenza di organizzazione, poi con le scelte che abbiamo fatto. Rispondiamo non semplicemente difendendo le radici, ma coinvolgendo, partecipando, aprendoci alla discussione: per questo la consultazione è stata straordinariamente positiva. Molti lavoratori e delegati ci hanno detto che ne sentivano il bisogno. Ora c'è una proposta per ripartire", conclude Susanna Camusso.

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