“Non abbiamo malattie, né permessi. Dobbiamo solo lavorare, per di più con l’ansia che deriva dal non sapere se ci rinnoveranno il contratto. Per questo è importante sostenere la Carta dei diritti universali proposta dalla Cgil. Basta con i lavoratori di serie A e di serie B”. È la testimonianza di Rossella, operatrice sanitaria interinale all’ospedale di Careggi (Firenze), a evidenziare il senso dell’operazione lanciata dal sindacato per un nuovo Statuto dei lavoratori. Tanto più che dal medico all’amministrativa, dal manutentore al portiere, da tutti, assunti direttamente o in appalto, il messaggio è lo stesso: “Basta con le differenze tra lavoratori. Basta con la frammentazione del lavoro, solo con l’unità si allargano i diritti e si difendono quelli esistenti”.

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Firenze, ospedale di Careggi, assemblea di sito. C’è Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, a presentare la Carta dei diritti universali. E ci sono i lavoratori che ascoltano. Parole nuove. “Con l’operazione della Carta proponiamo un cambio di stagione rispetto alle ricette degli ultimi anni che non hanno portato sviluppo. Vogliamo che i diritti, dalla maternità alle ferie, dai permessi alle malattie, fino alla formazione continua, siano in capo alle persone, indipendentemente dal contratto. Intendiamo parlare a tutti i lavoratori: subordinati, atipici, autonomi per ricomporre un mondo che è stato frammentato”, dice Camusso. “Gli interessi dei lavoratori – le fa eco Paola Galgani, segretaria generale della Camera del lavoro fiorentina, che ha organizzato circa 800 assemblee per presentare la Carta nei luoghi di lavoro –, pur nella diversità di mansioni e attività, non vanno contrapposti, ma uniti”.

Oltre a Rossella, all’assemblea fiorentina prendono la parola lavoratori di tutti i tipi. Come Riccardo, rappresentante dei medici, che evidenzia “come Careggi rappresenti un modello positivo: qui i sindacati hanno imposto l’adozione delle regole contrattuali. I contratti a sei mesi rinnovabili creano precarietà e servizi peggiori”. Cristina (lavoratrice dei servizi di portierato) loda “l’iniziativa della Carta, che va nella strada dell’equiparazione tra chi lavora in appalto e chi è assunto direttamente”. Marco racconta la sua storia di addetto alle manutenzioni elettriche (in un’azienda in appalto), ricordando “la mancanza di diritti, i rischi di perdere il posto e poi la stabilizzazione in un’altra ditta grazie all’impegno del sindacato”.

C’è stata anche la testimonianza di Luisa, amministrativa dell’università, che ha visto passare sotto i suoi occhi in questi anni “la precarizzazione e la parcellizzazione del lavoro, una frammentazione che va evitata, perché minaccia la qualità dei servizi e la condizione dei lavoratori: ben venga la battaglia della Carta proposta dalla Cgil”. Alla fine dell’assemblea, i banchi allestiti dalla Cgil con il materiale informativo sulla proposta di nuovo Statuto vengono presi d’assalto, molti vogliono già firmare la proposta di legge di iniziativa popolare. Prima di quella all’ospedale di Careggi, Camusso aveva tenuto – sempre oggi (9 febbraio) – un’assemblea anche al Pignone, sempre a Firenze. Aria nuova pure lì: tra i partecipanti all’iniziativa c’erano, per la prima volta, i delegati delle ditte in appalto che operano all’interno dello stabilimento.