Un'indagine resa nota da Istat e Isfol nei giorni scorsi ha chiarito che i lavoratori dei call center stanno vivendo la crisi con un sempre maggiore senso di insicurezza e insoddisfazione. Ma per il sindacato, questi dati non sono altro che “una conferma”. Ad assicurarlo, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1, è Massimo Cestaro, segretario generale della Slc Cgil.

“E' una cosa che noi continuiamo a sostenere da tantissimo tempo - continua Cestaro - e cioè che quello è uno dei settori più fragili. Stiamo mettendo in campo una serie di iniziative per un settore decisamente compromesso da gare di appalto sistematicamente costruite con il criterio del massimo ribasso, spesso anche con offerte di servizi che sono ben al di sotto delle retribuzioni minime. Non abbiamo nessun sistema, nessuna legislazione che regolamenti il cambio di appalto. Per cui ogni volta che un committente rinnova l'appalto sostanzialmente si riparte da zero”.

Su questo fronte, il sindacato, secondo il leader dell'Slc, sta cercando strenuamente un “confronto con il governo. Perché serve una legislazione che dia tutele e garanzie. Si sta producendo l'ennesimo fenomeno che già conosciamo in altri settori: con il criterio del massimo ribasso si determinano situazioni di concorrenza sleale per cui sono spesso i soggetti meno tutelanti e meno garantisti quelli che riescono a vincere le gare, estromettendo le aziende che invece sono più sane, che hanno comportamenti più corretti. Si determina, così, una condizione di concorrenza sleale, e questo per noi è totalmente inaccettabile. E' evidente che questa situazione crea una incertezza permanente nei confronti di quei lavoratori che hanno nella stragrande maggioranza contratti a progetto, e sono quindi suscettibili di perdere il lavoro”.

In questa situazione di esteso precariato, il decreto Poletti “non ha avuto alcun effetto”. Cestaro è sicuro che “l'unico effetto positivo è stato l'accordo contrattuale che abbiamo fatto noi, il primo agosto dell'anno scorso. In quell'accordo, abbiamo definito un trattamento economico orario agganciato al contratto nazionale di lavoro delle telecomunicazioni, e quindi abbiamo messo in sicurezza i trattamenti economici e definito alcuni elementi di tutela e di garanzia per dare almeno un po' di protezione sociale a questi lavoratori. Il decreto Poletti, su quel mondo, non ha determinato nulla”.

La discussione sul Jobs act, invece, viene seguita dalla Slc “con la massima attenzione”, perché “soprattutto i settori delle comunicazioni, dall'editoria ai call center, si reggono su rapporti di lavori saltuari, intermittenti etc... Quindi irapporti di lavoro stabili per esempio nel settore della produzione culturale sono una percentuale assolutamente esigua. Naturalmente vedremo cosa produrrà questa discussione perché l'impressione che abbiamo è che ci siano tante chiacchiere e poca sostanza. Non vorremmo ritrovarci con questa idea del contratto di lavoro a tutele crescenti di cui non si capiscono bene quali siano le tutele che crescono. Ma soprattutto abbiamo l'impressione che questa sia l'ennesima forma di rapporto di lavoro precario che si aggiunge a tutte le altre forme di rapporto di lavoro precario”.