“La legge sul mercato del lavoro, approvata dal Parlamento giusto un attimo prima del vertice di Bruxelles dell'Unione Europea potrebbe essere presa a emblema delle difficoltà che il governo Monti ha incontrato nei suoi tormentati sette mesi di vita”. Lo scrive lo storico Giuseppe Berta su Il Mattino. E spiega: “In un primo tempo era stata Susanna Camusso ad avversarla frontalmente, a causa della revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; poi è subentrata la crescente freddezza di Cisl e Uil, soprattutto in seguito alla controversia sui lavoratori ‘esodati’. Da ultimo, l'ha bocciata sonoramente la Confindustria, per bocca del suo presidente. Ma tra le forze politiche i dissensi sono stati ben più nutriti dei consensi. Insomma, si potrebbe dire che la legge, se ha ancora una madre (Fornero), ha perso per strada i suoi padri”. E dopo aver esaminato i “punti deboli” del provvedimento, Berta conclude: “È fin troppo evidente, dunque, che l'edificio della riforma Fornero richiederà notevoli interventi e ristrutturazioni nel futuro. Del resto, nessuno sa prevedere la durata della stagnazione economica in cui siamo arenati. E i tempi difficili che ci aspettano esigeranno di necessità altri strumenti per presidiare l'ambito delle relazioni di lavoro”.