“Linearità politica” e “serena operosità”, unite a un “tratto di inconfondibile finezza e garbo personale”: sono queste le doti “altamente apprezzabili” che secondo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono state proprie della senatrice Baldina Di Vittorio, spentasi a Roma ieri (3 gennaio) dopo una breve malattia. Lunga e, per certi versi, straordinaria la vita di Baldina, figlia primogenita di Giuseppe Di Vittorio. Per chi ha visto lo sceneggiato televisivo con cui il regista Alberto Negrin ha ricostruito la vita del grande sindacalista pugliese, Baldina è la bimbetta che si rifugia sotto un tavolo quando le squadracce fasciste assediano la sede della Camera del lavoro di Bari, tempestandola di fucilate. E, ancora, è la bambina che, assieme alla madre Carolina e al fratello Vindice, deve abbandonare un’Italia ormai fascistizzata, seguendo il padre in esilio, prima nell’Unione Sovietica e poi in Francia.

Nata a Cerignola, in provincia di Foggia, il 16 ottobre del 1920, Baldina non aveva ancora vent’anni quando, nell’estate del 1940, la Francia capitolò sotto l’invasione nazista. Orfana della madre, e dopo aver perso ogni contatto col padre e col fratello, fu internata dalle autorità francesi, per un breve periodo, nel campo di concentramento di Rieucros. Riuscì poi a raggiungere Marsiglia e, da qui, a partire fortunosamente per gli Stati Uniti, ove visse fino alla fine della seconda guerra mondiale assieme al marito, Giuseppe Berti. Quest’ultimo, una figura oggi ingiustamente dimenticata, era stato uno dei fondatori del Pcd’I (Partito comunista d’Italia), cui la stessa Baldina aveva aderito in Francia nel 1938.

Rientrata in Italia, senza lasciarsi minimamente schiacciare dai due importanti dirigenti del movimento operaio che aveva in famiglia - il marito parlamentare del Pci togliattiano, il padre segetario generale della Cgil - Baldina intraprese una vita di attivista democratica che la portò a far parte per alcuni anni dell’Ufficio di presidenza dell’Udi, l’Unione delle donne italiane. Eletta alla Camera nelle liste del Pci nella primavera del 1963, fu poi candidata ed eletta al Senato nel 1968. Per quattro anni, ovvero per l’intera quinta legislatura, fece anche parte della segreteria della Presidenza di Palazzo Madama.

Negli ultimi anni, sempre lucidissima nonostante l’età avanzata, aveva assunto la presidenza dell’associazione culturale Casa Di Vittorio, nata in provincia di Foggia per mantenere viva la memoria delle lotte di emancipazione condotte dai braccianti della Capitanata e, più in generale, per studiare la cangiante attualità del mondo del lavoro. Assieme alla figlia Silvia, docente di Storia moderna, si era impegnata nelle diverse iniziative sviluppatesi in ricordo del padre, specie a partire dal cinquantesimo anniversario della morte di quest’ultimo (1957). Non facendo mai mancare, in tali iniziative, la sua presenza e il proprio sorridente incoraggiamento. “Profondo cordoglio” per la scomparsa di Baldina è stato espresso dalla Cgil.

@Fernando_Liuzzi

La commemorazione della senatrice Baldina Di Vittorio è prevista a Roma, alle ore 12 di lunedì 5 gennaio, al cimitero del Verano, presso il cosiddetto Tempietto Egizio.