All'ospedale Careggi di Firenze trovare parcheggio è un'impresa. Un mare di lamiera copre ogni centimetro quadro di asfalto. Tra i grandi edifici squadrati, le auto vagano a passo d'uomo, a lungo, in cerca di riposo. Intanto i marciapiedi sono attraversati senza sosta: pazienti, accompagnatori, uomini e donne in camice, infermieri, inservienti. D'altronde qui lavorano quasi seimila persone, a cui vanno aggiunte tremila dell'indotto. E i pazienti sono altre migliaia ogni giorno. Anche per questo sui lunghi viali sferragliano in continuazione camionette, autocarri, ambulanze e veri e propri articolati. Sono tantissimi, ognuno con il suo logo stampigliato sulla fiancata, ognuno con colori sociali diversi.

Un vento gelido sferza le bandiere appese accanto alla porta della sede della Cgil, un edificio basso in cortina. Ed è proprio lì di fianco, in uno spiazzo miracolosamente vuoto, che ha trovato posto un furgone un po' diverso. Pure questo ha delle scritte sgargianti su entrambe le fiancate, sul cofano e sul portellone posteriore, ma non si tratta di loghi fantasiosi o del nome di un'azienda di trasporti o di pulizie. Questo è il furgone della Cgil, e sulla fiancata campeggia la scritta “Appalti, mettiamoci una firma sopra”. Sta portando in giro per l'Italia la campagna di raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dal sindacato proprio per regolamentare la giungla degli appalti. Il furgone è un po' impolverato, mentre il tachimetro segna già migliaia di chilometri percorsi. E molti altri ancora lo aspettano. E' partito da Aosta il 12 febbraio scorso, e dopo aver attraversato l'intero paese, raggiungerà Roma a fine aprile. Accanto al furgone, c'è un banchetto. Qui a Firenze, come in tutta Italia, i passanti si fermano incuriositi, lo osservano per un po', poi mostrano un documento, compilano il modulo e alla fine firmano.

In estrema sintesi, la proposta di legge avanzata dalla Cgil suggerisce la garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici, il contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese e la tutela dell'occupazione nei cambi di appalto. E qui, nell'enorme azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, questo vorrebbe dire riconoscere diritti fondamentali a migliaia di lavoratori.

“Con queste firme vogliamo fermare un vero e proprio massacro”.
Aouatif Mazigh è di origine marocchina, ha un bel sorriso aperto, messo in risalto dal velo giallo che le copre il capo. E' in Italia da 26 anni ed è delegata Cgil alla Manutencoop, una delle tante società che offre servizi in appalto a Careggi. “Con la legge sugli appalti in vigore e con il Jobs act, stanno demolendo uno a uno i diritti che i nostri genitori e i nostri nonni hanno conquistato con fatica – dice con un accento che pesca spesso nel toscano -. Dopo tanti anni passati a Firenze anche io lo posso dire. E' un massacro perché noi lavoratori non siamo mai sicuri, troppo spesso ci sentiamo dire che l'appalto cambierà e non è detto che saremo riconfermati”.

“Noi abbiamo un contratto diverso
, ma lavoriamo fianco a fianco con gli addetti delle ditte esterne, che sono davvero dei lavoratori di serie B”, dice invece Leonardo Sgatti, Rsu della Funzione Pubblica Cgil. Anche lui se ne sta accanto al furgone per raccogliere lle firme, ha un bel fazzoletto rosso intorno al collo e scatta fotografie in ogni momento. “I lavoratori degli appalti vivono sotto un ricatto occupazionale costante, hanno orari di lavoro massacranti. Un ospedale non è fatto soltanto dai medici e dagli infermieri. Ci sono gli addetti alle pulizie, all'edilizia, alla manutenzione, alle mense, ecc... Tante professionalità che vengono sfruttate e che invece sono fondamentali per assicurare i servizi ai cittadini”.

La proposta della Cgil
, però, ha anche un altro obiettivo: promuovere la legalità in questo paese. Marcello Corti, membro della segreteria della Camera del lavoro di Firenze, porta a testimonianza i dati più recenti dell'Osservatorio fiorentino sulle cooperative. Nel 2014 su 60 coop controllate - dice - 40 erano fuori regola. Il cambio di appalto, il massimo ribasso e le cessazioni continue finiscono spesso per alimentare un'illegalità diffusa. Molte ditte che rispettano la legge pagano un prezzo altissimo per la concorrenza sleale che subiscono. Quindi questa legge non serve soltanto a tutelare i sacrosanti diritti dei lavoratori, ma anche a proteggere l'intero sistema paese”.

L'ultimo a firmare è Bruno, un pensionato con occhiali sottili sotto una folta zazzera bianca. “Bisogna fare chiarezza, perché a pagare sono sempre i lavoratori e noi cittadini”, dice dopo aver firmato e mentre recupera la sua carta d'identità. Poi Aouatif, Marcello, Leonardo e gli altri smontano il banchetto. Il furgone della Cgil riparte, percorre il reticolo di strade del Careggi, supera i parcheggi stracolmi, esce dal cancello principale. S'immette su un lungo vialone e prende velocità. La prossima tappa è Siena, poi macinerà chilometri verso la Sardegna, l'Emilia Romagna, le Marche, e così via. La strada per Roma è ancora lunga. Ma forse quella che porta ai diritti e alla legalità in questo paese lo è ancora di più.