Si è tenuto oggi (13 aprile) il tavolo sulla più grave crisi che attraversa il paese, con i 3.000 licenziamenti annunciati dal gruppo Almaviva. In contemporanea, e per tutta la giornata, lo sciopero, con altissime adesioni dei lavoratori del gruppo. Il governo non adotta regole per il settore, per tentare di fermare la crisi in corso, dunque i posti di lavoro di migliaia di persone restano a rischio. Questo, in sintesi, il giudizio del sindacato al termine della riunione odierna. Il 18 aprile riparte il tavolo sui call center, il 20 nuovo incontro per Almaviva (le foto della protesta di oggi).

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Azzola (Slc): serve l'intervento del governo

"Azienda, sindacati e istituzioni locali presenti hanno sottolineato come la crisi di Almaviva non sia una crisi aziendale ma sistemica, addebitabile ad un’assenza di regole con cui si è proceduto in questi anni". Lo dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil. "Abbiamo evidenziato al governo - spiega - come sia necessaria una piena applicazione delle clausole sociali da parte delle imprese pubbliche quali Poste ed Enel per le gare effettuate nei mesi scorsi, una puntuale applicazioni delle leggi sulle delocalizzazioni delle attività e un intervento che fissi gli standard minimi di qualità del servizio che un call center debba garantire ai cittadini italiani."

"Abbiamo chiesto al governo precisi pronunciamenti su quali siano le politiche che intende adottare per il settore perché le scelte che oggi si stanno concretizzando sono figlie degli errori delle politiche degli anni scorsi. Abbiamo chiesto al governo di compiere una scelta netta: se schierarsi con i lavoratori e i cittadini/clienti dei servizi di call center  o continuare a proteggere gli errori commessi dagli uffici acquisti delle grosse imprese pubbliche e private."

"La risposta del governo è stata duplice - prosegue il sindacalista: da un lato assoluta mancanza di volontà nell’individuare regole per il settore che fermino le crisi in corso e aprano nuove prospettive industriali. Dall’altro la richiesta di revocare la procedura di licenziamento indirizzata all’azienda utilizzando gli ammortizzatori in deroga previsti dalla legislazione. L’azienda  si è riservata di dare una risposta definitiva nelle prossime 48 ore."

"Il timore è che gli interventi che si stanno adottando siano più indirizzati a superare il periodo elettorale che a risolvere le crisi in atto. Infatti l’annunciata sospensione delle procedure di Gepin, al tavolo di ieri, si è risolta con uno spostamento della fine della procedura dal 10 al 31 maggio, data ultima per scavallare le tornate elettorali di Napoli e Roma."

"Slc Cgil si è dichiarata indisponibile a sottoscrivere accordi che applichino alle soli sedi di Napoli Palermo e Roma gli ammortizzatori sociali, confermando così gli esuberi dichiarati dall’azienda, e riaffermando che la volontà di allungare il tempo a disposizione si possa realizzare solo attraverso il mantenimento dell’attuale perimetro dell’azienda e la conferma sulla volontà di non procedere a delocalizzare attività all’estero."

"Siamo preoccupati per la strada che hanno preso le vertenze di Gepin e Almaviva che rischiano di trasformarsi in una lunga agonia in cui accompagnare fuori dal mercato del lavoro le migliaia di lavoratori coinvolti. 

"Il 18 aprile riprenderà il tavolo generale sui call center, mentre il 20 è riconvocato il tavolo Almaviva. In quelle due date sarà necessario avere chiarezza su quali siano le reali intenzioni del governo sul settore - conclude Azzola. Se si è deciso di sacrificare migliaia di lavoratori del settore e i cittadini clienti dei call center sull’altare della grossa committenza italiana, scegliendo per l’ennesima volta le lobbies delle imprese forti in questo paese, il governo ha il dovere di dichiararlo".