Dopo le proteste di fine giugno che avevano portato alla luce le condizioni di sfruttamento cui erano costretti di circa quaranta lavoratori marocchini, di cui la metà irregolari, impiegati presso l’azienda Lazzaro di Castelnuovo Scrivia (Alessandria), oggi 21 settembre sono stati riconosciuti i permessi di soggiorno ai lavoratori irregolari.

La Flai e la Cgil, con l’intervento degli avvocati, hanno seguito tutto l’iter di riconoscimento dei permessi, per i quali la procura della repubblica di Torino, che sta indagando sulla vicenda Lazzaro, ha dato il nulla osta – per ragioni umanitarie e sociali, applicando l'articolo 18 del Testo unico dell’immigrazione –.

Come si ricorderà, la protesta dei lavoratori marocchini era insorta in giugno a causa dei turni massacranti, anche 13 ore al giorno, e della mancata corresponsione di diverse mensilità. Una protesta che il sindacato ha sostenuto, battendosi in una complicata vertenza – tuttora in corso – per il riconoscimento dei diritti contrattuali dei lavoratori, il pagamento dei salari mai corrisposti e la regolarizzazione.

“Quello di oggi – dichiara Anna Poggio, segretario Flai di Alessandria – è un primo grosso risultato che restituisce dignità a persone che, da domani, potranno riprogettarsi un futuro alla pari degli altri. Un risultato politico scaturito anche dalla grande manifestazione di Cgil, Cisl e Uil del 3 agosto ad Alessandria”.

Soddisfazione viene espressa anche da Stefania Crogi,
segretario generale della Flai, che sottolinea come “la regolarizzazione di questi lavoratori, cui è stata riconosciuta la condizione di sfruttamento”, rappresenti “non solo un atto di giustizia e di civiltà, ma anche un passo importante nel contrasto del lavoro irregolare e delle forme di sfruttamento che bene conosciamo da Nord a Sud nel nostro paese”. “Allo scadere del permesso di soggiorno – prosegue la sindacalista – il lavoratore immigrato extracomunitario precipita spesso nella clandestinità e quindi diviene oggetto di ogni forma di sfruttamento e ricatto”. “Anche a questo – conclude – vogliamo dire basta. E decisioni come quella della Procura di Torino ci confortano e ci aiutano nel percorso di lotta al lavoro nero e per il rispetto dei diritti dei lavoratori”.