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Una presa di posizione inaspettata: anche Confindustria chiede una stretta sulle università telematiche: il presidente dell’associazione industriali, Emanuele Orsini, durante l'evento “Industria e Università, insieme per l'innovazione” ne ha messo in discussione la qualità, evidenziando tra gli altri la palese sperequazione in questi atenei del rapporto tra docenti e studenti che si attesta sull’1 a 300, rispetto al rapporto 1 a 30 negli atenei in presenza, pubblici e non statali.
La Flc Cgil apprezza: “Siamo d’accordo con questa presa di posizione, - si legge in una nota della Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil- , che non ci attendevamo. Da anni segnaliamo alle istituzioni, al mondo accademico e al dibattito pubblico la degenerazione che atenei profit e telematici hanno portato nel sistema universitario italiano” .
Per la Flc “il problema non è la didattica a distanza, quanto l’adozione di modelli di business e logiche di mercato che ne condizionano pesantemente il funzionamento. Considerare il titolo di studio come pura merce non può che portare agli effetti che vediamo oggi, non solo in relazione al rapporto tra docenti e studenti, ma anche per quanto riguarda gli abusi e le storture nel trattamento del personale, la libertà di docenza e ricerca, il modello degli esami da remoto e su set di domande chiuse predefinite, il sostanziale ‘accompagnamento al successo accademico’ che segna questa realtà”, continua la nota.
“La ministra Bernini e il governo Meloni hanno sino ad oggi e sospinto questa deriva, a partire dal decreto che ha concesso requisiti minori per l’accreditamento di questi atenei, sino alla sostanziale abdicazione del ruolo ministeriale di controllo e supervisione”.
Per il sindacato è giunto il momento “anche con la sollecitazione di Confindustria, di prendere atto del fallimento di queste politiche e della persistenza di rapporti improponibili tra docenti e studenti con una sostanziale liberalizzazione delle modalità di effettuazione degli esami, che dovrebbero essere in presenza anche se tutti sanno che tale norma viene elusa continuamente”.
Il sindacato della conoscenza della Cgil chiede dunque alla ministra e il Parlamento di intervenire parificando requisiti e legalità in tutti gli atenei che appartengono al sistema universitario nazionale e rendendo possibile un vero diritto allo studio in un Paese con un numero di iscritti a corsi di laurea molto lontano dalla media dei paesi Ocse e che oggi vede crescere soprattutto gli atenei telematici. “Solo il finanziamento di un sistema pubblico, inclusivo e aperto a tutte e tutti può garantire l’istruzione universitaria di cui le ragazze e i ragazzi hanno bisogno”.
“La Flc Cgil - conclude la nota - porterà fino in fondo questa battaglia. Abbiamo svelato già da tempo l’inganno e a volte il ricatto implicito, sotteso all’aumento di studentesse e studenti iscritti a tali percorsi, elementi che mettono in discussione la tenuta della qualità della formazione universitaria. Siamo consapevoli che dietro si muovono interessi fortissimi e non possiamo che auspicare la creazione di un largo fronte che abbia come obiettivo la difesa e lo sviluppo dell’università pubblica nell’interesse di studenti e lavoratori”.