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“Un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori da parte del governo. Con un emendamento inserito nel disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto-legge Ilva, la maggioranza di governo fa un’operazione gravissima”. A dirlo è la segretaria confederale Cgil Maria Grazia Gabrielli.
“La norma, che rischia di essere approvata in tempi brevissimi, prevede che la prescrizione dei crediti di lavoro decorra in costanza di rapporto”, spiega la dirigente sindacale: “Introduce una nuova decadenza in materia di recuperi salariali, stabilisce una presunzione di adeguatezza della retribuzione stabilita dalle parti ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione e, infine, stabilisce che la retribuzione possa essere rideterminata dal giudice solo in caso di ‘grave inadeguatezza’”.
Per la segretaria confederale “il risultato di quest’operazione, inserita in un contesto normativo che dovrebbe avere la finalità di salvare posti di lavoro e supportare segmenti produttivi, dall’Ilva al tessile, quale il decreto-legge in discussione, sarà quello di rendere sempre più difficile la tutela dei salari in tutti i casi di crediti retributivi nei confronti del datore di lavoro. In questo modo la maggioranza parlamentare e il governo confermano la volontà di continuare a perseguire la non tutela delle giuste retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Secondo Gabrielli, tale emendamento “si colloca dentro quella che ormai è una strategia d’intervento complessiva che punta a demolire importanti ambiti delle tutele lavoristiche, utilizzando ogni veicolo legislativo: così è avvenuto, per esempio, per le dimissioni per fatti concludenti, per l’interpretazione autentica sulla sentenza della Corte di Cassazione in merito alla stagionalità, per la modifica dei requisiti di accesso alla Naspi con carattere retroattivo”.
“Questo colpo di mano - prosegue Gabrielli - costituisce inoltre l'ennesimo attacco alla magistratura, perché si pone in consapevole contrasto con le sentenze della Corte di Cassazione che negli ultimi anni, in tema di prescrizione ed equa retribuzione, avevano stabilito l'esatto contrario di quanto previsto dall’emendamento”.
Per la dirigente sindacale “tale sovrapposizione, con l'azione della magistratura, è palese anche nelle altre parti che compongono l'emendamento: si introduce una ‘presunzione di giusta retribuzione' estranea al nostro ordinamento e si prevede che l'intervento del giudice possa agire solo nei casi di ‘grave inadeguatezza dello standard retributivo’. L'obiettivo è evidente, limitare il campo di azione del giudizio di merito. In un contesto nel quale il governo non ha messo in campo alcun intervento sulla rappresentanza per la qualificazione dei soggetti negoziali”.
Conclude Gabrielli: “Oltre all’attacco ai più elementari diritti dei lavoratori, la norma, su tutti gli aspetti, appare manifestamente incostituzionale e andrebbe già ora dichiarata inammissibile. La Cgil perseguirà ogni iniziativa per contrastare l’approvazione ed eventualmente la sua applicazione”.