a cura di Stefano Iucci

Lavoro nero e caporalato, rinnovo dei contratti provinciali di lavoro in agricoltura, modifiche peggiorative delle norme sui voucher e le impasse su consorzi di bonifica e forestali. Sono tante le sfide che attendono Ivana Galli, eletta il 29 aprile alla guida della Flai, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori dell’agroindustria della Cgil. Galli ha incontrato la redazione di Rassegna per un forum che si è svolto alla vigilia di un appuntamento molto importante per la categoria, la manifestazione unitaria del 25 giugno a Bari con al centro proprio i temi sopra indicati. "Vogliamo lanciare un messaggio chiaro e forte al governo e al Parlamento – dice la sindacalista –. Basta con gli annunci. Bisogna trovare subito una corsia preferenziale per il ddl 2217 su sfruttamento e caporalato fermo in Senato da novembre, o ci troveremo presto di fronte a nuove vittime della violenza e di vere e proprie forme di schiavismo. Bisogna rispondere certamente con le ispezioni e il rispetto delle leggi, ma non basta: occorre innalzare la qualità del lavoro agricolo attraverso il coinvolgimento attivo delle parti sociali". Per questo, aggiunge, bisogna dare "funzioni territoriali alla Cabina di regia istituita presso l'Inps e rafforzare la Rete del lavoro agricolo di qualità, con l'attivazione di specifiche funzioni sul territorio e l'introduzione di misure premiali per le imprese in regola con i contratti".

Rassegna Intanto però il governo su un tema sensibile come quello dei voucher nel cdm del 10 giugno prevede novità che, a parte la tracciabilità dei buoni, avete giudicato negativamente.

Galli
 Confermo. L’innalzamento del tetto massimo per l’utilizzo dei voucher, che è stato portato da 2.000 a 7.000 euro per committente, per noi è molto negativo. Corrisponde, in agricoltura, a sei mesi di lavoro: non si può dunque più parlare di lavoro accessorio. Di fatto con questa possibilità si impedisce a un pensionato o a uno studente di avere un vero e proprio rapporto di lavoro. Per i giovani significa nessun pagamento dei contributi per la pensione e niente indennità di disoccupazione. Insomma, si tratta di un intervento a gamba tesa effettuato paradossalmente proprio nel momento in cui il governo è impegnato nella definizione del decreto legge di contrasto allo sfruttamento e al lavoro nero in agricoltura e dopo la firma del protocollo del 27 maggio contro il caporalato. Questi due aspetti sono in evidente contraddizione tra di loro.

Rassegna A proposito, il recente vostro terzo rapporto su “Agromafie a Caporalato” segnala ancora una volta che la situazione dello sfruttamento del lavoro in agricoltura diventa sempre più pesante.

Galli Purtroppo sì. Un immigrato irregolare lo si ingaggia per 15 euro al giorno, un italiano per 35 euro. Le “tariffe” sono ancora più basse quando si tratta di donne. Gli orari di lavoro sono terribili: se il tempo è buono, anche 12 ore al giorno sotto al sole, perché le grandi catene di distribuzione che ordinano i prodotti esigono la consegna dei prodotti in tempi rapidissimi. Alla base di questa situazione c’è naturalmente il caporalato, che è un sistema, una vera e propria economia parallela, all’interno della quale tutti i soggetti coinvolti hanno da guadagnare. Non solo le aziende e chi intermedia il rapporto di lavoro, ma anche chi vende panini, l’acqua, chi guida i mezzi di trasporto e così via.

Rassegna Questa natura di sistema rende difficile intervenire…

Galli Sì, anche al sindacato. Spesso siamo visti come un intralcio rispetto a questa rete così articolata, o ci si accusa di danneggiare l’immagine delle aziende, che devono lavorare, continuare a produrre eccetera eccetera. Sempre le stesse storie che conosciamo bene, purtroppo. Naturalmente questo non ci ferma: noi continuiamo ad andare nei “ghetti”, a portare lì le istituzioni.

Rassegna Però in Italia c’è anche un’agricoltura di grande qualità, come sono le condizioni di lavoro in queste realtà?

Galli Molto diverse e non potrebbe essere altrimenti. Le aziende che producono le eccellenze – e che vengono perlopiù esportate –  applicano i contratti: dietro il prodotto di qualità c'è il lavoro di qualità. Pensiamo al vitivinicolo o ad alcune realtà produttive dell’ortofrutta, dove le imprese applicano i contratti nazionali e provinciali, rispettano i diritti di chi lavora. E proprio queste aziende, che stanno in modo corretto e sano nel mercato, sono quelle che più soffrono il dumping prodotto dal lavoro irregolare. Il lavoro che andrebbe fatto è cercare di intervenire sulla filiera. Un esempio è il settore del tabacco, una delle sue caratteristiche è proprio che la filiera è molto corta. Questo vale anche per l’ortofrutta: le aziende migliori si sono strutturate con un sistema di rete chiaro e trasparente e hanno i loro autotrasportatori. In queste situazioni è difficile che si nascondano le forme peggiori di sfruttamento.

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Rassegna Da anni la Flai, per affrontare un contesto così difficile come quello dello sfruttamento in agricoltura, si sta impegnando sul sindacalismo di strada. L’ultimo progetto riguarda la Tenda Rossa dei diritti che state portando in giro per la penisola…

Galli L’aspetto più interessante della Tenda Rossa sta nel fatto che ci permette di parlare di lavoro e diritti non solo con la nostra gente, ma anche con il paese, con la cittadinanza. L’abbiamo piantata pure in luoghi dove la Cgil era vista con una certa diffidenza e abbiamo visto che funziona, la gente si avvicina e alla fine scopri che i problemi sono tanti. Ecco, a me piace questa idea di una Cgil in movimento che affronta e tenta di risolvere i problemi dei lavoratori e delle persone. Molto lontana da quell’immagine stereotipata che spesso i media ci offrono. Una Cgil viva e attiva sul territorio: per questo come Flai stiamo ragionando su una grande assemblea nazionale a settembre che riunisca i nostri attivisti delle leghe operativi nei territori e che spesso fanno un lavoro invisibile ma essenziale. Rappresentano infatti il nostro biglietto da visita.

Rassegna Non vi fermate in Italia. Recentemente avete siglato, insieme all’Inca, un accordo con i sindacati rumeni. Qual è l’obiettivo?

Galli I rumeni sono tra le diverse popolazioni quella più presente nella nostra agricoltura. Sono circa un milione: lavorano in condizioni precarie e soggetti a fenomeni di sfruttamento durissimo, come nel caso di Ragusa, a violenze e abusi sessuali per le donne. Queste persone generalmente arrivano direttamente in pullman, una sorta di pacchetto chiavi in mano e non solo al Sud ma anche in Lombardia e Piemonte, per la raccolta dell'uva, delle mele e delle pesche. Stanno due mesi, lavorano e poi tornano a casa. Con questo accordo vogliamo creare nel paese d’origine punti di informazione circa le condizioni di lavoro, i diritti, i contratti e l’accoglienza in Italia, così da rendere questi lavoratori più forti e consapevoli. Un altro aspetto che vogliamo affrontare è quello della condizione di tante donne rumene che vengono da noi in cerca di occupazione, lasciando nel proprio paese i figli, anche sotto i cinque anni, un fenomeno che si stima possa interessare circa 100.000 bambini. Ho avuto l’opportunità di parlare con alcune di loro, a Castrovillari, per esempio, e mi hanno raccontato che spesso non riescono a parlare con i loro bambini per giorni interi. Una situazione intollerabile.

Rassegna Sempre in tema di sfruttamento, ultimamente siete riusciti a portare in piazza anche i sick di Latina, come avete fatto?

Galli In effetti si tratta di una comunità chiusa, un po’ come quella cinese, in cui è difficile entrare. Si è trattato di un lavoro duro, iniziato tre anni fa. I nostri sindacalisti hanno cominciato a frequentare il sabato e le domeniche i loro luoghi di culto, a condividere il loro cibo. Gradualmente ne hanno conquistato la fiducia, fino ad arrivare allo straordinario sciopero del 18 aprile a Latina.

Rassegna Facciamo il punto sui contratti. Recentemente avete chiuso bene il ccnl degli alimentaristi, in questi giorni però si sta inasprendo la vertenza dei consorzi di bonifica, con uno sciopero già proclamato per metà luglio…

Galli Il rinnovo del ccnl degli alimentaristi è stato frutto di una strategia negoziale azzeccatissima messa in campo da chi mi ha preceduto alla guida della Flai, Stefania Crogi. Nel 2017 partirà la contrattazione di secondo livello. Avremo sicuramente un nodo interessante da affrontare che riguarda il welfare aziendale. Federalimentare guarda con attenzione ad altri settori: penso alle proposte di Federmeccanica di tradurre una parte degli aumenti contrattuali in welfare o a quelle di grandi gruppi come Luxottica. Noi naturalmente siamo contrari a tutto ciò che non abbia caratteri di universalità e che divide i lavoratori, anche sul posto di lavoro, rendendo i deboli sempre più deboli e soli. Sarebbe una strada molto pericolosa, ma sappiamo già che dobbiamo fare i conti anche con questi aspetti. E dovremo arrivare ai tavoli preparati e con nostre proposte di merito.

Rassegna E per quanto riguarda l’agricoltura?

Galli Nel 2016 ci sono i rinnovi dei contratti provinciali, che rinnovano anche il secondo biennio economico del ccnl. Non è una trattativa facile, perché il contesto non è semplice, con tutto ciò che si sta muovendo nel settore con l’aumento delle ispezioni, il ddl contro lo sfruttamento del lavoro, il protocollo contro il caporalato eccetera eccetera. Tutto ciò sta rallentando le trattative. E la manifestazione del 25 ha tra gli obiettivi anche lo sblocco dei negoziati.  Difficile anche la situazione del tavolo per i consorzi di bonifica, soprattutto in materia salariale. E si vogliono addirittura mettere in discussione i distacchi e i permessi sindacali. Vorrei aggiungere, per quanto riguarda i consorzi, che questi lavoratori svolgono compiti strategici per il territorio e la superficialità con la quale vengono trattati la dice lunga sulla maturità del nostro paese.

Quella dei forestali è una situazione incresciosa: senza contratto dal 2012 nonostante siano essenziali per la tutela del territorio 

Rassegna È un po’ lo stesso discorso che riguarda i forestali…

Galli 
Il contratto dei forestali è scaduto nel 2012 addirittura. Qui scontiamo tante situazioni. La prima è che, di fatto, è venuta meno la nostra controparte a livello istituzionale, cioè l’Uncem. I referenti sono i più diversi: agenzie regionali, resti delle Comunità montane, gestioni dirette degli assessorati regionali. Per questo abbiamo chiesto alla Conferenza Stato Regioni un incontro per confrontarci e capire se potevamo mettere  insieme questi soggetti e cominciare a ragionare di un tavolo e di una controparte nazionale. Si è finalmente costituito un gruppo di lavoro tecnico con i rappresentanti dei diversi soggetti, ma la strada non è semplice.

Rassegna E 70.000 lavoratori sono senza contratto da anni.

Galli È una situazione incresciosa: si tratta di lavoratori strategici per la tutela del territorio e che operano in condizioni incredibili: in molti casi si portano persino la motosega o il decespugliatore da casa. Ben 10.000 di questi lavorano in cooperative. E qui c’è di tutto: alcuni addirittura lavorano nei boschi con le infradito. Si denuncia sempre il dissesto del nostro territorio, quando basterebbe mettere a sistema il lavoro che fanno queste persone: professionisti di qualità e non delinquenti o parassiti, come in molti casi vengono descritti. Tra l’altro, ci sono potenziali bombe sociali da affrontare: in Calabria – dove è stato cancellato il fondo triennale – se non si trovano presto 150 milioni 9.000 persone rischiano di rimanere senza lavoro.

Rassegna Un altro luogo comune è quello che enfatizza i numeri: i forestali sarebbero cresciuti a dismisura e diventati troppi.

Galli Sono strumentalizzazioni. Prendiamo la Sicilia: è vero che i forestali sono 23.000, ma di questi quasi il 90 per cento sono “settantottisti” lavorano cioè solo 78 giorni l’anno! I “privilegiati”, magari ne fanno 150, di giornate. E molti dei settantottisti arrivano a fine anno con l’acqua alla gola, perché se non raggiungono quelle giornate non hanno diritto all’integrazione al reddito. Altro che parassiti: queste persone sono vittime di un sistema sballato.

Al forum hanno partecipato Emanuele Di Nicola, Roberto Greco, Guido Iocca, Stefano Iucci, Maurizio Minnucci, Carlo Ruggiero, Marco Togna