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Accordo storico al ministero dello Sviluppo Economico per Gela. Secondo quanto prevede il protocollo industriale firmati ieri a Roma, l'Eni investirà 2,2 miliardi di euro nel quadriennio 2014-2017 sull'area industriale. Al centro dell'intesa un progetto di riconversione in “green refinery”, tra le più grandi d' Europa.
“Un negoziato duro e faticoso, segnato da tante ore di sciopero, ma alla fine risulta credibile il sostegno al reddito di tutti i 2000 lavoratori, tra diretti e dell'indotto, per tutta la fase di transizione verso il progetto industriale di green refinery”. E' il commento “a caldo” fatto da Emilio Miceli e Michele Pagliaro, rispettivamente segretari generali di Filctem e Cgil Sicilia.
“Una questione senz'altro qualificante – continuano i due leader sindacali – è l'assicurazione che le nuove estrazioni e produzioni di petrolio e gas, rimarranno in Sicilia, oltre all'avvio delle bonifiche degli impianti dismessi”. “L'Eni si impegna a sviluppare – concudono Miceli e Pagliaro – un rapporto nuovo con le Università siciliane che darà l'opportunità a tanti giovani laureati di specializzarsi e misurarsi dentro il grande campo della riconversione sostenibile dell'Economia”
Il disegno del management Eni prevede la chiusura del cracking di Porto Marghera, che rischia di provocare effetti devastanti anche sulla raffineria di Gela, insieme alla decisione di procedere alla cessione di ramo d'azienda a Sarroch, una dismissione violenta della presenza industriale Eni in Italia.
L'accordo per la riconversione verde della raffineria, invece, prevede la garanzia del mantenimento di tutti i posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto, e l'impegno a utilizzare il sito per installarvi una bioraffineria, come base logistica per l'on e l'offshore e per creare un nuovo centro di alto livello per la sicurezza nel settore dei biocarburanti.