Che sarebbe stato un grande successo lo si era capito subito, prima ancora che lo scorso 23 maggio nelle strade di Lanciano si raccogliessero decine di migliaia di persone per dire "No" alla petrolizzazione dell'Adriatico. Una manifestazione alla quale ha aderito e partecipato anche la Cgil abruzzese che nei giorni successivi ha voluto lanciare un messaggio al mondo dell’ambientalismo attraverso una lettera aperta.

“Per noi i temi ambientali non sono una novità dell'ultimo periodo, anche in questa regione hanno accompagnato il dibattito interno ed esterno sulle politiche territoriali – scrive il sindacato - D'altro canto abbiamo contrastato la petrolizzazione dell'Adriatico fin dai tempi del Centro oli, rifiutandoci di firmare il protocollo sulle trivellazioni proposto allora da Confindustria Chieti”.

“Eppure – prosegue il sindacato - il nostro terreno è più complicato da praticare (non siamo un'associazione ambientalista) dal momento che rappresentiamo anche gli interessi immediati dei lavoratori del settore, ma restiamo convinti che il futuro di questa regione risieda nella sostenibilità del suo modello di sviluppo. L'Abruzzo deve crescere in coerenza con l'idea di Regione Verde d'Europa, definita con il contributo determinante della Cgil abruzzese, deve ricordare nel suo DNA la lotta contro la Sangro-Chimica agli inizi degli anni '70 e la mobilitazione (lunga un decennio) per realizzare una rete di Parchi e Riserve che sfociò nella storica raccolta di 35 mila firme, quelle che garantirono un sostegno di massa al progetto”.

Per la Cgil è da questa storia, “dalla convinta salvaguardia del nostro patrimonio naturalistico”, che bisogna “partire per cercare nuove vie per produrre reddito, per far crescere nuovi lavori, per qualificare il sistema produttivo e salvaguardare la salute dei lavoratori, dei cittadini, del territorio”.

“Ci siamo posti il problema del limite delle risorse disponibili e abbiamo rimesso in discussione l'idea che progresso significasse sviluppo illimitato, e soprattutto abbiamo smesso di immaginare l'ambiente come nemico del lavoro. Rivendichiamo questa nostra storia sindacale, lavoriamo da anni a far crescere l'idea che il diritto al lavoro non può ignorare il diritto alla salute o il diritto alla scelta, da parte dei cittadini, del modello di sviluppo del loro territorio. Ecco perché la Cgil Abruzzo è naturalmente in prima fila, da anni, in tutte le battaglie per la tutela dell'ambiente, dell'aria, del mare”.

Il sindacato abruzzese ricorda “la battaglia contro la terza galleria del Gran Sasso”, quella per “le bonifiche dei siti inquinati (a partire da quello di Bussi, oggi priorità assoluta della regione)”, quelle per l'acqua pubblica, contro il consumo di suolo e la cementificazione incontrollata. “Siamo convinti che l'identità dell'Abruzzo debba stare in un ambiente tutelato – scrive ancora la Cgil regionale - Non solo per le aree protette, per la qualità dei suoi prodotti agricoli, per le sue molte biodiversità, ma anche perché scegliamo di promuovere quanto di più avanzato ci può consentire la ricerca nel campo del risparmio energetico e delle nuove tecnologie imposte dal riscaldamento globale”.

“Si tratta di un snodo centrale della politica industriale – conclude la Cgil nella sua lettera aperta - un approccio capace di far crescere attività produttive ad alta intensità di lavoro, che riduce i costi rilanciando le imprese che hanno investito nel risparmio energetico. In questa regione già lo hanno fatto la Denso e la Magneti Marelli-Fca. Tutta l'Europa ha condiviso l'obiettivo di ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 e tuttavia oggi l'obiettivo è un altro: accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, con un Abruzzo che la Cgil vuole in prima fila”.