Un libro-intervista efficace, quasi un instant book che con grande chiarezza espone il pensiero di quello che possiamo considerare il leader più autorevole della sinistra in Europa e che cosa c’è dietro la sua enorme scommessa. Stiamo parlando di Alexis Tsipras e della lunga e interessante conversazione con Teodoro Andreadis Synghellakis, giornalista italo-greco, coetaneo o quasi del primo ministro ellenico – quest’ultimo è del ’74, il primo del ’73 – nato a Roma da genitori greci fuggiti dalla dittatura dei colonnelli. “Alexis Tsipras. La mia sinistra. Intervista con il leader di Syriza” (Bordeauxedizioni, pp. 150, euro 12,00) è il titolo di questa recentissima pubblicazione corredata da una bella prefazione di Stefano Rodotà.

L’autore ha già una lunga e interessante storia professionale in Italia come in Grecia. Figlio di due paesi mediterranei con molte similitudini, recentemente si è fatto conoscere da un pubblico più ampio nel nostro Paese perché spesso è invitato a discutere in tv del successo della sinistra radicale greca e della sua enorme sfida ai poteri forti che non ne vogliono sapere di abbandonare le politiche liberiste e monetariste che stanno distruggendo l’identità democratica di un continente, malgrado le istituzioni europee mandino ogni tanto dei segnali in controtendenza.

Il volume è diviso in due parti: la prima, intitolata “Alexis Tsipras. La mia sinistra”, è a propria volta suddivisa in quattro capitoli dove l’autore affronta con il leader di Syriza i temi dirimenti del delicato momento storico del Vecchio Continente e della Grecia. Segue un’appendice, dove noti politici, intellettuali e giornalisti italiani esprimono il loro giudizio su Tsipras. Infine il programma di governo di Syriza presentato dal suo leader lo scorso 15 settembre 2014.

“Alexis Tsipras – scrive Synghellakis – è stato presentato nei modi più diversi dai media internazionali: come minaccia, come speranza per il futuro della Sinistra, come rivincita della politica sull’economia, ma anche come il politico che sarebbe pronto a dare il via al processo di disgregazione della moneta unica. In questo libro-intervista – sottolinea l’autore - affrontiamo alcuni tra i principali temi per capire se ci sia una sola via o se esistano, invece, alternative per uscire dalla crisi economica che sta vivendo ormai da cinque anni tutta l’Europa mediterranea”.

Dal libro dunque, come del resto dalle proposte che Syriza ha fatto durante la campagna elettorale e che continua a fare in questa difficile trattativa, emerge da un lato la fermezza di chi a tutti i costi vuole aprire una fase nuova e più giusta per il proprio Paese; e dall’altro anche un atteggiamento interlocutorio finalizzato, come è noto, a mantenere la Grecia nell’euro senza però fare marcia indietro rispetto agli impegni mantenuti con la popolazione. Ed è proprio questo il punto che Tsipras e compagni vogliono tenere fermo: non deludere una popolazione stremata la quale con Syriza ha cominciato a vedere la luce in fondo al tunnel.

“Questo è un aspetto centrale - dice Synghellakis -. Syriza finora non ha voluto fare alcun passo indietro sulle pressioni che sono state esercitate riguardo un prolungamento del memorandum della Troika perché sarebbe stato rinnegare quasi la propria ragion d’essere. In questo momento la Troika appunto è sparita dai comunicati ufficiali o appare come ex. E questa è già una vittoria simbolica ma anche reale, pratica di Syriza. Perché vuol dire arrivare a trattare più da vicino, più direttamente con quelle che sono le istituzioni europee, all’interno delle quali non mancano le contraddizioni. È questo l’obiettivo. Il ministro delle Finanze Varoufakis ha detto che il 70% degli accordi precedenti può essere accettato mentre il rimanente 30% no perché tossico, come lo ha definito lui. Si tratta di un punto dirimente. Costringere un’Europa finora indifferente ai bisogni dei più deboli, che in Grecia significa milioni di persone, a prendere atto che così come si è fatto finora non si può continuare”. 

La sfida ovviamente è per tutto il continente. Bisogna “riprendere una strada costituzionale per l’Europa – scrive Rodotà all’inizio del volume – che ricordi d’essere storicamente terra di diritti”. Un approccio culturale che deve diventare assolutamente lotta e pratica politica possibilmente accompagnato in Italia non mettendo insieme frammenti esistenti, ammonisce il noto giurista, "ma da una radicale innovazione politica”. Come ha fatto Syriza appunto e come sta facendo, con altre modalità, Podemos in Spagna. Noi dobbiamo trovare le nostre facendo tesoro dei successi passati, molto passati, e delle tante più recenti sconfitte.