È stato licenziato per aver chiesto una mascherina alla propria azienda. Non si tratta di un lavoratore qualsiasi, né di un periodo qualsiasi. L’uomo era addetto alla lettura dei contatori per la Fimm di Rovigo, società del gruppo Dondi, vincitrice dell’appalto per Italgas, primo fornitore di gas in Italia. L’appalto era al massimo ribasso e i lavoratori venivano mandati in giro senza dispositivi di protezione individuale. Niente mascherina, neanche quella chirurgica da pochi centesimi. Niente guanti. Niente igienizzante. Anche se chi fa questo lavoro è spesso a contatto con altre persone, dovendo entrare direttamente nelle case, nei condomini, usando mezzi pubblici, autobus e vaporetti. Tutto questo accadeva nei giorni più duri della pandemia, quando il rischio di contagio era altissimo. Per un’attività che non era essenziale. I lavoratori chiesero i dpi e l’azienda li rifiutò. Da qui lo sciopero e la lettera di denuncia al prefetto da parte del sindacato. Per tutta risposta l’azienda, secondo le testimonianze degli addetti all’organizzazione di rappresentanza, li ha considerati assenti ingiustificati. Poi ha proceduto licenziandone uno e sospendendone altri tre per alcuni giorni.

“Non puoi licenziare una persona perché si è rifiutata di andare a lavorare in un periodo in cui ci sono stati centinaia di decessi, girando per le case, senza mascherine, guanti”. Il commento è di Davide Camuccio, segretario generale della Filctem Cgil di Venezia. “Questi lavoratori sono stati in giro per giorni a fare le letture del gas, a Venezia, nelle isole, costretti a prendere i mezzi pubblici, con bar e ristoranti chiusi, senza possibilità di mangiare, usufruire dei servizi igienici, lavarsi le mani spesso. Occorrerebbe fare un’attenta riflessione sulle gare d’appalto, sui criteri con cui si affidano i lavori, sulle aziende che risparmiano sulla pelle dei lavoratori”.

“Oggi”, si legge sulla pagina Facebook della Cgil Veneto, “richiamiamo con forza l'attenzione del Prefetto di Rovigo e della committente, Italgas, perché intervengano con decisione verso un gruppo che ha ignorato, almeno sino a fine marzo, le richieste di provvedimenti anti-contagio, andando contro il sentire comune e le disposizioni del governo e della Regione nel periodo di maggior rischio contagio”.