Un’opportunità per l’Europa, ma anche un rischio. Soprattutto deve essere chiara la “direzione”, che deve essere orientata verso l’economia reale e il lavoro di qualità. L’economista Mariana Mazzucato e il sindacalista Luc Triangle si sono trovati d’accordo sul “green deal europeo”, in un breve dibattito che ha aperto la seconda giornata del congresso Cgil in corso a Rimini.

Mazzucato: “Lo Stato torni a fare lo Stato”

“Il green deal è molto importante per il futuro dell’Europa e dell’Italia. Ma la parte del piano che deve acquisire rilevanza strategica è il deal”. Questo il cuore del ragionamento dell’economista e docente universitaria Mariana Mazzucato: “Deal è l’accordo che lo Stato deve fare con le imprese per governare la transizione verde. Ma serve sapere dove si vuole andare, occorrono politiche industriali che indirizzino lo sviluppo”.

Insomma, per Mazzucato “deal è il nuovo contratto sociale”. Il problema, dunque, “non è la crescita, ma la sua direzione. Finora è andata verso la finanziarizzazione. Con il deal occorre fare in modo che i profitti vengano reinvestiti nell’economia reale”.

Mentre negli Stati Uniti Biden ha legato gli incentivi alle imprese a interventi a favore del lavoro, in Italia ci sono solo i sussidi. “È necessario un cambiamento della relazione tra pubblico e privato, lo Stato deve tornare a fare lo Stato”, prosegue l’economista, evidenziando che “la voce del lavoro va ascoltata ex ante, non solo ex post”.

Mazzucato ha poi sottolineato la differenza tra gli interventi europei che seguirono la crisi economica del 2008, vincolati solo alla riduzione del deficit, che attraverso l’austerity portarono “all’aumento delle diseguaglianze e delle differenze tra Paesi europei, e all’affermazione dei populismi”, con quelli attuali.

Next Generation Eu, appunto, è diverso. “Il vincolo non è la riduzione del deficit, ma sta nei filoni d'investimento: clima, digitale e salute”, conclude: “Occorre non sprecare l’occasione e mettere in campo progetti e contratti davvero inclusivi, che abbiano al centro il buon lavoro”.

Triangle: “Adesso serve l’Europa sociale”

“Il green deal è un’opportunità per l’Europa, ma anche un pericolo”. Per Luc Triangle, segretario generale di IndustriALL Ue (oltre sette milioni d'iscritti in 39 Paesi), il “patto verde” per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050 va gestito con estrema attenzione. A partire dal fatto che coinvolge 25 milioni di lavoratori in tutto il continente.

“L’Unione Europea da tempo dice che ‘nessuno sarà lasciato indietro’, ma finora ha fatto poco affinché ciò accada”, spiega Triangle: “Gli Stati devono intervenire, servono investimenti tecnologici e nei progetti innovativi. Soprattutto occorre un forte investimento sulle persone in termini di formazione avanzata e continua. Potranno esserci perdite nei posti di lavoro, ad esempio nell’industria dei motori a scoppio, e non dobbiamo farci trovare impreparati”.

Per il segretario generale “non c’è alternativa al green deal, è un’opportunità per l’Europa, ma l’Europa deve mostrare una leadership ‘sociale’. I fondi per la transizione sono al di sotto del necessario, abbiamo invece bisogno d'investimenti in competenze, reindustrializzazioni, riconversioni”.

Triangle, però, non ha nascosto i rischi del green deal. “Alcuni Paesi industrializzati potrebbero beneficiarne, mentre altri subirne gli effetti negativi”, conclude Triangle: “In Bulgaria, ad esempio, scomparirà l’industria mineraria, e se non sarà sostituita da altre attività le disuguaglianze si allargheranno. Il green deal, insomma, andrà gestito con attenzione, affinché i Paesi più ricchi non diventino ancora più ricchi e quelli poveri sempre più poveri”.