Il 2022, per usare un eufemismo, non è stato un granché. E dal 2023 non ci si aspetta che vada tanto diversamente. Questi, in estrema sintesi, i risultati del sondaggio realizzato dall’Osservatorio Futura per conto della Cgil.  Gli italiani, dunque, esprimono giudizi assai negativi sull’anno appena terminato: sia dal punto di vista economico che politico e sociale oltre il 70% dà un voto inferiore o uguale al 6. Solo il 5% dà un voto pienamente sufficiente. 

Con queste premesse – e vista la continuità con situazioni drammatiche come la guerra in Ucraina e la pandemia non ancora risolta – le aspettative per il 2023 degli italiani si dimostrano particolarmente negative: oltre il 70% del campione esprime voti inferiori al 6. I più positivi sono in generale i giovani e i residenti al Centro.

“In questo quadro di pessimismo e preoccupazione – si legge nel rapporto –, è normale aspettarsi che l’ansia caratterizzi più delle altre dimensioni lo stato d’animo con cui gli italiani si apprestano a vivere il nuovo anno. Tuttavia, esiste anche un 31% di italiani che si dichiara tutto sommato ottimista in chiave 2023”.

Le preoccupazioni

Ma quali sono le preoccupazioni che caratterizzano maggiormente il sentimento negativo degli italiani per l’anno che verrà? Al primo posto stanno di gran lunga la crisi economica e l’inflazione. Per il 35% del campione l’inflazione imporrà di rinunciare a qualche spesa e per il 19% impatterà in modo rilevante sulle spese non essenziali. Per un altro 19% l’inflazione impatterà in maniera preoccupante anche sulla possibilità di sostenere le spese essenziali.

Preoccupa anche, e molto, il conflitto in Ucraina e le sue conseguenze: l’aumento dei prezzi dei prodotti essenziali (6 italiani su 10), il possibile uso di armi nucleari e l’estensione del conflitto. Va invece meglio con la pandemia, la metà degli italiani è ottimista nei confronti della pandemia: il 49% pensa infatti che potrebbe esserci un ritorno del Covid, ma che l’esperienza fatta nel biennio passato possa aiutare a superare l’eventuale riaccendersi dell’emergenza. Equamente distribuiti coloro che sostengono che la pandemia è sostanzialmente finita e coloro che invece la ritengono ancora un’emergenza assoluta. 

Qual è, infine, il ruolo che i sindacati possono giocare in questo contesto di ansia e preoccupazione? Alle organizzazioni dei lavoratori i sindacati chiedono soprattutto di occuparsi della crisi economica e del mercato del lavoro. “Decisamente più contenuta l’attesa di occuparsi di temi come l’emergenza sanitaria, l’emergenza climatica o il conflitto in Ucraina”, conclude l’indagine.

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