Diverse le manifestazioni e le mobilitazioni che in questi giorni si susseguono, da Gkn ad Alitalia, da Almaviva agli ex interinali. Il lavoro non ci sta ad essere sacrificato sull’altare del profitto. E come aveva annunciato Maurizio Landini all’assemblea dei delegati: “Le piazze tornano a riempirsi”. E poi il dibattito parlamentare sul passaporto verde e l’emergenza ambientale. Forse due temi correlati tra loro?

Infine, il prossimo fine settimana torna Futura: Tre giorni di dibattiti organizzati dalla Cgil. Tutto trasmesso da Collettiva.it

Prime pagine

Scelta solitaria quella de Il Sole 24 ore, la riforma della giustizia è il tema scelto per l’apertura di oggi: “Dalla mediazione alle udienze veloci, ecco la riforma del processo civile.
Per quasi tutti gli altri quotidiani, infatti, i temi centrali sono green pass, vaccini e clima. Titola il Corriere della Sera: “Green pass, niente sospensione”, e il sommario spiega: “Le linee guida del decreto. Passa la fiducia alla Camera. Cinema e teatri verso capienza all’80%. Lavoro: tolta l’azione disciplinare a chi è senza carta verde, ma non c’è stipendio”.
La Repubblica vira sulle questioni internazionali: “Biden-Xi, duello all’Onu! E spiega: “Confronto a distanza al Palazzo di Vetro. L’americano: Uniti contro autocrazie. Il cinese: Serve rispetto reciproco. I talebani chiedono di parlare ai leader mondiali. Bonino: commissione sui diritti umani per tutelare le donne afgane. Di spalla titolazione su green pass e voto parlamentare: la Lega si spacca sul Green Pass. Alla Camera il 40% non vota”.
Irrompe il tema del clima su La Stampa che titola su una intervista al ministro Giovannini: “In arrivo 43 miliardi per la svolta ambientale”.
La scelta de Il Fatto Quotidiano cade sui conti in tasca ai candidati alle amministrative: Ecco i candidati più spendaccioni”. Mentre Il Manifesto pone l’accento sulla debolezza del Parlamento: “A strascico” è il titolo illustrato nel sommario: “Quattro voti di fiducia in due giorni e il quinto è dietro l’angolo. Il Governo senza opposizione fa a meno anche del contributo del parlamento. Su Green Pass e giustizia la variegata maggioranza, con la Lega spaccata, va avanti solo agli ordini di palazzo Chigi”. E in contro apertura: “Subito una legge anti-delocalizzazione”

Le interviste

“Gkn, una lezione per tutti. Le imprese? Hanno già avuto molto”. Nel titolo la sintesi del pensione della sottosegretaria al Mise Alessandra Todde illustrata in una conversazione con Marco Patucchi su La Repubblica: “Cosa insegna la sentenza che ha annullato i licenziamenti a Gkn? «È stato un grande passo per i lavoratori che da mesi presidiano la fabbrica. Il risultato degli sforzi sinergici portati avanti dalle Istituzioni, dai sindacati, dai lavoratori e da tutta la comunità, in un contesto difficile con una azienda che ha smarrito il senso di responsabilità sociale».

Confindustria sostiene che in parte del governo aleggia un’ideologia anti-imprese.
«Rispondo con i fatti. In due anni, i governi Conte-bis e Draghi hanno stanziato per le imprese 115 miliardi tra aiuti diretti, sgravi fiscali e misure di settore. Altri 32 miliardi sono stati destinati agli ammortizzatori sociali e a misure di decontribuzione. Le imprese hanno inoltre usufruito di 216 miliardi di crediti erogati con garanzia dello Stato. E ora con i 235 miliardi del Pnrr possiamo consolidare la ripresa e costruire un nuovo patto sociale».
Sul Green pass il governo ha ascoltato più le imprese che il sindacato...
«Giusta l’obbligatorietà, siamo all’ultimo miglio della campagna vaccinale. E Conte ha ragione: concentriamoci su maggiori riaperture».
In Italia manca una vera politica industriale. Non crede?
«Certo, dobbiamo assolutamente tornare a fare politica industriale, ma non è corretto scambiarla con la giustificazione di atteggiamenti predatori e non etici da parte delle imprese. Ad esempio la Francia ha annunciato 8 miliardi e la Spagna oltre 3 miliardi a favore della transizione all’elettrico. Non possiamo permetterci di restare indietro. Bene, comunque, la volontà di mantenere la produzione di Melfi e di aprire la terza gigafactory proprio in Italia».
“Giustificare atteggiamenti predatori delle imprese”: a chi si riferisce? Pensa ai contrasti nel governo sul decreto delocalizzazioni?
«Le misure sulla responsabilità sociale d’impresa vanno introdotte e sono contenta che la maggioranza della politica se ne sia resa conto. Il M5S è compatto al mio fianco in questa battaglia, il Pd sostiene il lavoro fatto con il ministro Orlando, Leu ha sempre ribadito il suo sostegno politico. Le grandi aziende, non in crisi, che hanno preso soldi pubblici e che intendono licenziare o decentrare le produzioni, è giusto che seguano percorsi normati e ordinati, proprio nel segno della responsabilità sociale»”.

Il Sole 24 Ore da voce al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianche (pag. 5) che afferma: “La scuola del futuro ha saldo il principio della condivisione dei saperi: si studia insieme, si lavora insieme, si impara insieme”. E prosegue affermando: “È una scuola capace di uscire dalle 4 mura e di aprirsi al territorio. Rispetto agli insegnanti Bianchi afferma: “ce l’ha ricordato l’Ocse con cui siamo in dialogo continuo ma ce lo ricordiamo noi stessi. La riforma della didattica si fa con i docenti, con il personale tecnico amministrativo, con i dirigenti: dobbiamo formare gli insegnanti, non solo i nuovi ma anche riqualificare quelli che abbiamo dando più spessore organizzativo alla scuola. Su questo stiamo scrivendo l’atto di indirizzo per i contratti ed è uno dei cardini del Pnrr. Ma – prosegue il ministro – c’è un’altra riflessione da fare: abbiamo fatto quasi 60 mila assunzioni in ruolo, abbiamo attuato i concorsi straordinari, ridisegneremo la modalità per dare cadenza regolare ai concorsi ma bisogna avere un percorso più chiaro a livello universitario avviati dal governo precedente, completeremo i concorsi ordinari ma bisogna avere un percorso più chiaro a livello universitario per permettere a chi vuole fare l’insegnante di sceglierlo sin dall’inizio”.  

Infine, lo dicevamo, La Stampa rilancia in prima una lunga conversazione tra Paolo Baroni e il ministro per le infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovaninni: “La transizione ecologica è necessaria, oltre che essere una opportunità. Ha dei costi ma il governo, come ha già fatto nei mesi scorsi, è impegnato ad evitare che l’aumento dei prezzi ricada sulle famiglie più fragili”. E rispetto alle grandi opere Giovaninni afferma: “Alcune sono già partite, penso all’alta velocità Napoli-Bari, altre sono già commissariate e sono in fase di avvio o di prosecuzione, altre ancora sono oggetto di bandi come quelli recenti di Rete ferroviaria italiana”.

Non poteva mancare la domanda sulla missiva che alcuni commissari avrebbero inviato proprio al ministro sui rischi di ritardi. Il responsabile del dicastero infrastrutture risponde: “Recentemente non ho ricevuto nessuna lettera”. Ma su ipotetici ritardi risponde: “Dopo aver definito il Pnrr, abbiamo firmato e concluso con mesi di anticipo rispetto agli standard l’aggiornamento dei contratti con Rfi e Anas. E in particolare nel primo è stato inserito un fondo di mezzo miliardo per le progettazioni delle opere del Pnrr, alcune delle quali verranno sottoposte al vaglio della Commissione speciale”.

Editoriali e commenti

Il lavoro in prima pagina è quello portato dall’ex direttore de La Repubblica, Ezio Mauro, che titola il suo fondo: “L’alleanza tra lavoro e diritti”. Scrive l’editorialista: “Fin dall'inizio dell'assedio, nella fase più acuta della pandemia, abbiamo ripetuto convinti il mantra dettato dal virus: nulla sarà più come prima. Ma ci confrontavamo con la morte, vivevamo in stato d'emergenza, sopportavamo i limiti imposti dalla legge alla nostra libertà fisica e di relazione, per ridurre il rischio di contagio: dunque pensavamo che il grande cambiamento causato dal Covid avrebbe riguardato le condizioni materiali della nostra vita e l'agibilità dello spazio professionale, sociale, culturale, affettivo e di relazione. E invece alla prova dei fatti sta cambiando qualcosa di più profondo che investe la teoria politica e non soltanto la pratica quotidiana, come se il sommovimento in corso mutasse la natura stessa dei partiti, il loro impianto di valori e la dislocazione degli interessi che rappresentano. Col risultato di una metamorfosi culturale del sistema, in pieno svolgimento.

L'esempio più clamoroso è il tentativo della destra di impadronirsi del concetto di lavoro, tradizionale fondamento non solo della politica, ma dell'identità della sinistra. La destra non insegue l'idea di impresa, la nozione di capitalismo, il rapporto tra industria e finanza: ma il nucleo essenziale di tutto questo, cioè il lavoro in se stesso come energia individuale e collettiva, promessa generale di crescita, garanzia nazionale di sviluppo. Anzi, addirittura valore supremo, a cui si devono subordinare gli altri concetti tradotti in politica corrente, compresa la tutela preventiva dal virus, il contrasto, la sicurezza. In una formula, il lavoro è diventato la nuova ideologia della destra radicale e sovranista che stava cercando da mesi di sostituire le vecchie parole d'ordine contro gli immigrati e contro l'Europa, cadute in disuso come succede alle paure artificiali quando incontrano per strada la paura reale.

l limite di questa teorizzazione è che non evoca un nemico concreto e immediato, di cui la polemica populista ha necessariamente bisogno. Ecco dunque la congiunzione tra il lavoro e la libertà, in un assoluto sovraordinato, che trasforma i soggetti costretti a farsi carico della responsabilità della sicurezza (il governo, la sinistra) in una fabbrica coercitiva di regole e di vincoli ogni volta denunciati e boicottati come limitazione all'autonomia, alla vitalità, al dinamismo e alla forza dei mestieri, del commercio, dei servizi, della produzione. Come se due mondi si fronteggiassero, quello della paura e della prudenza, del metodo e della scienza, contro quello che sprezza il pericolo, diffida del sapere, rifiuta l'ossessione normativa e affida le chance della ripartenza non alla tutela del vaccino ma alla liberazione del lavoro. In un rovesciamento iconografico, sembra quasi che Salvini voglia riproporre il titanismo delle immagini del realismo sovietico, con la mazza del lavoro contro le catene che imprigionano il mondo”.

Lo scritto è lungo e articolato e merita d’essere letto integralmente. Ecco la conclusione a cui arriva Mauro: “In realtà nessun codice regola la stagionalità dei diritti, che nell'affermazione della loro universalità attendono solo di essere "scoperti" e dichiarati. Non sono i diritti che devono maturare, ma è la società: che nelle fasi di benessere è più aperta a riconoscere nuove spettanze e a inglobare prerogative, mentre nei periodi di crisi e d'incertezza si ritrae sui suoi egoismi e su una sorta di avarizia sociale, per non condividere e non spartire. Dunque la sinistra deve tenere aperto, sempre, il cantiere dei diritti individuali, qualunque sia il tempo e la stagione, perché è nella sua missione la crescita della cifra complessiva della democrazia. Ma per tradizione e per natura, la sinistra italiana non è un partito radicale di massa. La battaglia sui diritti deve dunque trovare una base identitaria e un ancoraggio sociale, che può venire soltanto - e finalmente - da una riscoperta del lavoro, contendendolo alla destra: convinta ad ogni latitudine, come diceva il vicepresidente americano Spiro Agnew, che la difesa dei diritti è come un vento di prua, che soffia contro la nave dello Stato”.

Merita d’essere letto, pag. 16 de Il Messaggero, quanto scrive l’economista barese Giancarlo Viesti, ragionando di fondi del Pnrr: “Al di là della sostenuta e benvenuta ripresa congiunturale di questi mesi, l’economia italiana dovrebbe riuscire a registrare per l’intero decennio tassi di crescita ben più alti di quelli del passato; ma per raggiungere questo obiettivo non si può certo contare sull’ipotetico, non verificato, effetto traino di qualche città o provincia più forte: i livelli di produttività e i tassi di occupazione devono crescere in tutta Italia. Specie dove sono più bassi, o le tendenze recenti sono più preoccupanti come nel Mezzogiorno o in non piccole parti del centro e anche del Nord Ovest caratterizzate da andamenti economici piuttosto negative negli anni Dieci”

La preoccupazione di Viesti è che a fronte di un impegno di allocazione nelle zone più fragili del 40% degli investimenti, in realtà al momento in 122 delle 187 linee di investimento del Piano “manca qualsiasi riferimento, anche di massima, degli investimenti” e quindi della reale collocazione geografica. Viesti ricorda che: “Le amministrazioni centrali predisporranno dei bandi di gara, a cui saranno chiamati a partecipare i territori attraverso le loro amministrazioni locali. L’esito dei bandi determinerà l’allocazione dei fondi. È ciò che avverrà per molte importanti infrastrutture e servizi pubblici. Ora, è del tutto chiaro che l’esito dipenderà dalla capacità delle amministrazioni locali di predisporre progetti: sulle quali purtroppo è lecito avere non poche preoccupazioni, anche alla luce del forte taglio di personale cui sono state soggetto negli ultimi dieci anni”.

Economia lavoro e sindacato

La vicenda della Gkn trova ancora posto nei quotidiani oggi in edicola. Su Collettiva.it è possibile ascoltare il commento di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil sulla decisione del Tribunale di Firenze
Gkn, Landini: bene i giudici ma ora tocca al governo

Il Sole 24 Ore sottolinea la scelta dei sindacati di disertare il vertice convocato dall’azienda: “Siamo disponibili al confronto ma solo in sede istituzionale”.
Anche Rita Querze a pag. 34 del Corriere della Sera racconta “lo strappo dei sindacati” che non vanno all’incontro convocato dall’azienda. Ora spetta al governo convocare le parti e farsi garante di un percorso che tuteli il lavoro dalla volontà dell’azienda di moltiplicare i profitti a danno degli operai e del Paese. Stesso racconto a pag. 5 de La Stampa. Nicolò Zancan firma un vero e proprio reportage da Campi Bisenzio.

Da una vertenza all’altra. Ancora nulla di fatto per Alitalia e Ita, ieri i vertici della nuova azienda sono stati auditi in Parlamento ma il piano industriale non si vede, la mobilitazione prosegue. Scrive Massimo Franchi a pag. 3 de Il Manifesto: “Audizione secretata in Commissione Trasporti alla Camera: il presidente di Ita Alfredo Altavilla chiede non sia pubblica. A margine conferma il modello Fca: assunzioni ad personam e taglio del salario del 40%...... Non pago Altavilla si è perfino lamentato del prezzo base del bando che i commissari hanno fatto per il marchio Alitalia” se questa è la cronaca, la reazione dei sindacati non si è fatta attendere. Scrive ancora Franco: “Restiamo uniti. Non dobbiamo dividerci. Solo così ce la faremo. Non dobbiamo indietreggiare nemmeno di un millimetro. Questo l’appello lanciato ieri pomeriggio agli oltre 400 lavoratori Alitalia in presidio dalle 15 davanti alla sede della Compagnia all’aeroporto di Fiumicino. L’operazione Ita si sta consumando senza un arbitro – ha attaccato il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito” Lo dicevamo, la mobilitazione non si ferma, oggi nuove assemblee dei lavoratori dalle 10 alle 18 sempre davanti alla sede Alitalia.
La vicenda Alitalia non riguarda solo lavoratori e lavoratrici diretti, in ballo ci sono anche centinaia di posti del call center Almaviva che fino al 15 ottobre gestisce il servizio telefonico per la vecchia compagnia aerea, anche in questo caso è mobilitazione. Per sapere come, dove, e  quando basta leggere su Collettiva.it Almaviva Palermo: il 23 settembre è sciopero

E domani 23 settembre ci sarà un’altra manifestazione nazionale, quella dei lavoratori e lavoratrici interinali, sono circa 100mila e rischiano il posto. Per saperne di più basta andare su Collettiva.it: ex interinali, rischiano in 100mila. 23 settembre tutti in piazza

Anche oggi la contabilità dei morti sul lavoro non si ferma, ma a darne notizia è solo l’Avvenire con un trafiletto a pag.10: “Incidente sul lavoro ieri pomeriggio in Salento, a Palmariggi, dove un operaio di 39 anni, Fabio Sicuro, è morto mentre demoliva il solaio di un garage”.

E poi l’economia. “Anche l'Ocse, l'organizzazione parigina per la cooperazione e lo sviluppo economico, vede rafforzarsi la ripartenza italiana dopo lo choc del Covid che è costato, nel 2020, un crollo di quasi 9 punti di Prodotto interno lordo. Nell'aggiornamento annuale delle previsioni di crescita, l'Ocse accredita l'Italia di una crescita al 5,9% nel 2021 e al 4,1% nel 2022. Rispetto alle Prospettive economiche di maggio, l'Ocse ha rivisto le stime italiane al rialzo di 1,4 punti per il 2021 e al ribasso di -0,3 punti per il 2022”. Lo scrive La Repubblica in un lungo articolo che illustra gli ultimi dati diffusi dal centro statistico europeo.

Infine l’emergenza ambientale. L’occasione arriva dall’Assemblea generale dell’Onu e tutti i quotidiani pubblicano approfondimenti e analisi su quanto accadrà al mondo se la corsa al riscaldamento non rallenta, e di molto. Uno per tutti Alessandro Jaime su La Repubblica.

In apertura, Collettiva.it, torna ad occuparsi di scuola

Ricominciamo dalle relazioni di Fabrizio Ricci
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Scuola, le follie dell’algoritmo di Manuela Pascarella

 

L’Agenda degli appuntamenti

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’Agenda di Collettiva.