Lo spettacolo in piazza: la mobilitazione
Lavoratori dello spettacolo oggi in piazza in sette città contro le chiusure e per chiedere la programmazione della riapertura dello spettacolo dal vivo e del cinema nonché indennità e ristori per accompagnare il settore fuori dalla crisi. A Roma la manifestazione "Torniamo a fare spettacolo", organizzata dai sindacati Slc/Fistel/Uilcom, si terrà nello spazio antistante il Teatro dell'Opera, a partire dalle 10.30, con la partecipazione, tra gli altri, del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e del segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Tra le richieste dei sindacati anche la ridefinizione delle modalità di finanziamento al settore (Fus), investimenti attraverso il Recovery plan, una riforma legislativa per garantire diritti e tutelare i lavoratori del settore. Le manifestazioni, oltre Roma, sono in programma a Napoli (Teatro San Ferdinando ore 10), Bologna (Cineteca Pier Paolo Pasolini 10.30), Torino (Piazza Castello ore 10), Macerata (sferisterio Piazza Mazzini ore 16), Genova (largo Pertini 17.30) e Firenze (via Cavour, davanti la Prefettura, ore 10).

Sulle prime pagine
Il governo italiano alza il tiro sul nodo dei vaccini e punta sulla possibilità di una produzione diretta in Italia. Lo leggiamo sulla prima pagina del Sole 24 ore che titola “Vaccini, svolta su Europa e industria”. Il quotidiano economico spiega che è i atto un pressing per individuare siti nazionali e possibili incentivi alle aziende che riconvertono. Giorgetti incontrerà giovedì al Mise il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi (intervistato su La Stampa da Francesco Rigatelli, p.11). La produzione di un vaccino richiede dai 4 ai 6 mesi. Il presidente Draghi ne ha parlato con la cancelliera Angela Merkel in vista del Consiglio Ue per la competitività che discuterà i Piani nazionali e varerà una task force sui vaccini (il servizio di Barbara Fiammeri a pagina 3). Quasi tutti gli altri quotidiani aprono con i tragici fatti africani. “Portati nella foresta e uccisi”, è il titolo del Corriere della Sera sull’omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio (43 anni) e del carabiniere Vittorio Iacovacci (30 anni). Anche Repubblica apre con la notizia dell’”agguato all’Italia, ucciso l’ambasciatore”. Nel sommario: “Caccia ai killer: il governo di Kinnshasa accusa i miliziani ruandesi”. “Luca e Vittorio, l’Italia migliore” è il titolo di apertura de La Stampa che affida l’editoriale a Domenico Quirico (vedi più avanti). Il manifesto dedica la copertina ad una bella foto di Luca Attanasio con il titolo “La sua Africa” con un interessante commento di Raffaele K.Salinari, “Congo e Occidente, una guerra permanente per le risorse”. Polemiche sull'assenza di scorta per il convoglio umanitario. L'Italia  apre un'inchiesta con la procura di Roma. Proclamato il lutto nazionale, oggi bandiere a mezz'asta. L’altro tema del giorno che percorre tutte le prime pagine riguarda la lotta al virus. “Riaperture, la settimana chiave”, è il titolo del Messaggero. Secondo il quotidiano romano, il governo è già al lavoro per capire quali attività potrebbero ripartire dopo il cinque marzo. Saranno decisivi i dati sui contagi di venerdì prossimo. Osservati speciali ristoranti e centri sportivi. Secco il titolo del manifesto: “Regioni, no agli spostamenti per un mese”. Vietate visite a parenti e amici nelle zone rosse.

Interviste e commenti

Quirico: i tagliagole del Califfato
Il giornalista Domenico Quirico che visse la tragica vicenda del rapimento, racconta l’Africa dove è morto l’ambasciatore Attanasio: “…Stregoni, bambini- soldato e tagliagole del Califfato in guerra per coitan e oro Nel Kivu jihadisti, antigovernativi e ribelli hutu si contendono i metalli preziosi Così la foresta congolese è diventata il nuovo eldorado del terrorismo mondiale. La missione Onu è iniziata vent'anni fa: rappresenta solo un enorme fallimento Sono tagliagole nati in Uganda ma qui hanno trovato un eldorado senza legge e prodamato la nascita della “provincia islamica dell'Africa centrale”. Chissà: ci sono tante ricchezze da rubare che potrebbe davvero esser questa, la zona dei grandi laghi, il tesoro delle future guerre sante. Questo è un luogo pieno di crudeltà, loro ci stanno benissimo. Poi ci sono i ribelli delle tribù che non riconoscono il governo centrale. E i killer bambini dell'Esercito del signore, che cacciato dall'Uganda è sconfinato in Congo. Nei villaggi dell'alto Huelè non c'è giomo in cui bambini e bambine non vengano rapiti, trasformati in schiave sessuali e in combattenti, spie, portatori. Li marchiano sulla fronte, sul dorso e sul petto con croci disegnate con olio di karité, che i miliziani acholi chiamano “moo-ya” e dicono sia una pianta sacra. E poi ci sono milizie comandate da stregoni che promettono l'invulnerabilità con pozioni magiche e gris gris, e le bande degli antichi massacratori hutu del genocidio ruandese degli Anni novanta. Sono sfuggiti alla vendetta dei tutsi rifugiandosi nelle foreste del Kivue si sono trasformati in una armata di spiriti, avida e feroce. E poi piccoli signori della guerra, imprenditori di milizie che le affittano per difendere le miniere, saccheggiare, offrire protezione: la guerra business, la guerra che nessuno racconta perché è un romanzo criminale. 

Il sacerdote giornalista: l’inferno del Congo
“Il Congo è un inferno ogni giorno di più, ignorato dal resto del mondo. Anche a causa del fallimento delle missioni Onu e della Comunità internazionale”. Sempre su La Stampa parla il missionario comboniano padre Giulio Albanese che risponde alle domande di Domenico Agasso, dopo aver parlato a lungo con i suoi tanti amici nella Repubblica Democratica. Li ha chiamati per sincerarsi della situazione nelle convulse ore successive all'attacco al convoglio delle Nazioni Unite in cui è stato assassinato l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, 43 anni, morto in ospedale a Goma. Non ce l'hanno fatta neanche il trentenne carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista congolese Mustapha Milambo. Padre Albanese trascorre la sua vita tra l'Italia e l'Africa, dove da sempre segue da vicino le aree di crisi. E stato varie volte in Congo, «ripetutamente da decenni». Giornalista, ha fondato l'agenzia Misna (Missionary International Service News Agency), e ha diretto le riviste missionarie della Conferenza episcopale italiana. Oggi è editorialista dell'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, su cui scrive di Africa. Padre Albanese, qual è oggi la realtà del Congo? «È un disastro quotidiano, provocato da un intreccio mortale di bande armate, dalla matrice islamista ma non solo. Alcune giungono dai Paesi limitrofi, lungo il confine con Uganda e Ruanda. Fanno il bello e il cattivo tempo, con una violenza che va al di là di ogni fantasia e immaginazione. A queste formazioni si aggiungono i Mai-Mai, squadre "patriottiche", schegge impazzite che una volta stanno da una parte una volta dall'altra. In Congo basta avere un mitragliatore per sbarcare il lunario. E poi, sullo sfondo, gruppi economici `occulti" (è un eufemismo, ovviamente) ..

Apriamo gli occhi sull’Africa
Lo dice Gianni Vernetti su Repubblica: “È un Continente che ci riguarda. Tornare ad occuparsene con serietà è una priorità per l'Italia e per l'Europa”. L’ambasciatore Attanasio, “uomo coraggioso e solare, un diplomatico capace ed efficace, la cui passione per l'antropologia e l'arte africana gli hanno fornito strumenti in più per comprendere la realtà che lo circondava”, è caduto in un quella zona instabile fra Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Rwanda, che da quasi 30 anni non riesce a trovare pace. Il governatore del Nord Kivu Carly Nzanzu Kasivita fornisce una prima versione dei fatti: rapimento, fuga nel Parco Nazionale di Virunga, scontro a fuoco con l'esercito congolese (Fardc) e le "EcoGardes", i ranger armati del parco, con l'esito tragico che conosciamo. «I ribelli parlavano kinyarwanda”» dice il governatore, e punta il dito su ciò che resta di quelle milizie "hutu" che nel 1994 in soli cento giorni si resero responsabili in Rwanda dell'ultimo genocidio dello scorso millennio: quello di un milione di "tutsi" nel piccolo Paese delle colline. Sono i resti delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (Fdlr), uno dei protagonisti della "guerra mondiale africana" che dal 1994 nel nord e nell'est del Congo ha visto morire circa 5 milioni di civili, coinvolgendo eserciti e milizie di una dozzina di paesi. Le Fdlr sono oggi sono un gruppo residuale che vive di rapimenti ed estorsioni fra i villaggi del North Kivu con qualche sconfinamento nella vicina Uganda. Ma le milizie hutu non sono l'unico gruppo terroristico che potrebbe aver compiuto l'attacco. Gli occhi sono puntati anche sulle recenti infiltrazioni jihadiste che dalla Somalia, al nord del Mozambico si fanno largo in diversi Paesi dell'Africa orientale e centrale. Nel caso congolese si tratta delle "Adf-Allied Democratic Force", gruppo ugandese da poco affiliato ad Isis, attivo anche nell'area dove è stato ucciso il nostro ambasciatore e più a nord nel bacino dell'Ituri. L'allarme per la penetrazione jihadista nel Congo orientale fu lanciato lo scorso anno dal nuovo presidente della Repubblica Democratica del Congo, il riformatore Felix Tshisekedi, che ha guidato dal gennaio del 2019 un cambio di regime pacifico e non violento, dopo 23 anni consecutivi di governo del Paese da parte della "dinastia" dei due presidenti Laurent Desiré Kabila e del figlio Joseph Kabila. ..

Fontana promuove il governo Draghi
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, parla su Repubblica (intervista a cura di Andrea Montanari a pagina 8). Il governo Draghi è partito con il piede giusto? “Per quanto mi riguarda, sì. Il ministro Garavaglia, appena è stata annunciata la chiusura degli impianti di sci, è venuto qui a parlare con tutti i rappresentanti del turismo. La ministra Gelmini mi è sembrata molto aperta sui problemi che riguardano il nostro territorio”. Nulla da dire sul fatto che la prima decisione sia stata quella di confermare il blocco dei trasferimenti tra regioni con i divieto di ricevere amici in zona rossa? “Non è mai stata mia abitudine entrare nel merito delle scelte di carattere sanitario del governo. Che siamo ancora davanti a una situazione seria mi sembra evidente”. La Lombardia, quando era in zona rossa chiedeva provvedimenti omogenei. Ha cambiato opinione? “Lo ripeto da mesi. Rischiamo di essere sempre più vittime del virus. Continuiamo ad inseguirlo invece è giusto porre dei limiti generalizzati e fare provvedimenti mirati solo per alcuni focolai di cercare di anticiparlo. Ci sono alcuni comportamenti inaccettabili che ormai abbiamo capito che favoriscono il contagio. E giusto porre dei limiti generalizzati su quei comportamenti. Mentre si devono prendere provvedimenti mirati solo per circoscrivere alcuni focolai particolari”. Un esempio? “La Lombardia ora è in zona gialla e ci sono comunque delle limitazioni. Se esistono altre zone in cui l'andamento del contagio è preoccupante è giusto che si sappia in anticipo ogni settimana cosa si potrà fare..

L’immunologa: ecco i limiti del vaccino AstraZeneca
Su La Stampa (p.23) parla Antonella Viola. “..L'idea che il vaccino possa funzionare meglio se la prima dose è più bassa o se la seconda dose è ritardata non è assurda, anzi. Si tratta di vaccini il cui vettore (adenovirus) è estremamente immunogenico e stimola quindi una risposta immunitaria non solo contro la proteina Spike del Sars-CoV-2 (come nel caso di Pfizer e Moderna) ma anche contro il vettore stesso. Questa risposta immunitaria anti-vettore riduce l'efficacia del vaccino e, per questo motivo, Johnson e Johnson ha deciso di utilizzare una sola dose, e sempre per questa ragione il vaccino russo si basa su due adenovirus diversi. Il problema di questa strategia di vaccinazione, con un vaccino poco efficace e con due dosi molto distanziate, è che la generazione di un'immunità parziale (con basso titolo di anticorpi neutralizzanti) generata in una larga parte della popolazione pub favorire lo sviIuppo e la selezione di varianti che rendano meno efficaci tutti i nostri vaccini. Questo perché, a differenza dei vaccini basati su mRNA, il vaccino di Oxford non sembra bloccare l'infezione: la protezione che si è osservata finora è irrilevante, anche se nuovi dati sono in elaborazione e si spera che siano migliori…”

Avvenire: la transizione ecologica non basta
Ne parla Francesco Gesualdi sull’Avvenire (p.3): “…L' 11 febbraio Avvenire, con un editoriale di Leonardo Becchetti, invitava a “non sprecare l'occasione”. E l'occasione non sarà sprecata se il nuovo Ministero saprà tenere presente almeno due aspetti. Il primo è che la crisi ambientale non è solo una crisi climatica, ma una crisi molto più profonda che si manifesta sotto due forme: l'assottigliamento delle risorse e l'accumulo dei rifiuti. Per quanto riguarda le risorse, fino a ieri la preoccupazione principale era il petrolio, oggi si guarda soprattutto all'acqua, alla terra fertile, alla biodiversità, alle foreste, ma anche ai minerali, in particolare le così dette "terre rare" che stanno alla base delle nuove tecnologie, dell'energia rinnovabile, della digitalizzazione, della robotizzazione. Per quanto riguarda i rifiuti sarebbe un grande autoinganno se pensassimo che il problema è limitato all'anidride carbonica. Da quando abbiamo scoperto che il clima ha già cominciato a cambiare e che le sue conseguenze possono essere catastrofiche per gli eventi estremi che possono condurre ad alluvioni e canicole, alla desertificazione, alla perdita di raccolti agricoli, a migrazioni di massa connesse all'innalzamento dei mari, anche i capi di Stato e di Governo hanno riconosciuto che bisogna cercare di ridurre le emissioni di gas serra. Ma che dire della plastica che si sta accumulando ovunque e che ci torna indietro sotto forma di particelle dissolte nell'acqua che beviamo e nei pesci che mangiamo? E che dire dei veleni e delle sostanze chimiche che ogni anno buttiamo a migliaia di tonnellate sui suoli agricoli che oltre a provocare l'avvelenamento delle falde acquifere, ci fanno perdere tonnellate e tonnellate di suolo fertile? E che dire delle polveri sottili che contaminano l'aria delle città esponendo a rischio cancro non solo i nostri polmoni ma qualsiasi altro organo? partire da questa consapevolezza bisogna che il Ministero e l'intero Governo non concentrino l'attenzione solo sulla trasformazione energetica e sulla digitalizzazione, ma che si adoperino affinché l'intero apparato produttivo si converta all'«economia circolare» per ridurre la quantità di rifiuti da smaltire e la quantità di materie prime vergini da prelevare.

Fratoianni: il silenzio di Renzi sull’Arabia
Intervista a Nicola Fratoianni sul Fatto Quotidiano (p.6). Dodici giorni sono passati da quando Draghi ha sciolto la riserva e Matteo Renzi non ha ancora chiarito sull'Arabia Saudita Nscola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana, è tra i pochi in Parlamento a voler tenere alta l'attenzione sul caso Renzi-Arabia Saudita Nei giorni scorsi ha rilanciato l'appello del Fatto, che ha iniziato a contare i giorni da quando è finita la crisi di governo e dunque da quando Renzi avrebbe dovuto chiarire, come da sua promessa, i dettagli dellaconferenzaa Riyad per conto di un ente del governo saudita. Nicola Fratoianni, alla fine Renzi farà chiarezza? Ho qualche dubbio. La promessa c'è stata, ma non sarebbe certo la prima volta che Renzi viene meno a ciò che annuncia. Credo però che sia un dovere continuare a incalzarlo..

Segnalazioni da Collettiva.it 
L'apertura di oggi è dedicata alla mobilitazione dei lavoratori dello spettacolo. Il video è a cura di Maria Antonia Fama e Ivana Marrone:  Nello spazio dedicato alle notizie dai territori si parla della storia della dipendente della Tundo di Taranto sospesa dall'azienda per aver rilasciato una intervista ad una televisione locale. Nella rubrica Buona Memoria si parla della prima fase della Rivoluzione russa del 1917. 

Oggi in streaming Landini e Zuppi sull'enciclica di Bergoglio
"Fratelli tutti" II Cardinale di Bologna Matteo Zuppi, il segretario della Cgil Maurizio Landini e il docente di Antropologia Culturale Marco Aime si confrontano nel nuovo appuntamento de "I Martedì di San Domenico" dedicato all'ultima enciclica di Papa Francesco "Fratelli tutti". Sul canale YouTube del Centro san Domenico, ore 21. 

Il ricordo
Per la scomparsa del costituzionalista Gianni Ferrara ieri il ricordo del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini (vedi il sito Cgil). Oggi il manifesto gli dedica due pagine con vari interventi: “Addio Gianni Ferrara, maestro e compagno” (pagina 8 e 9).

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva 

Iniziative Cgil nelle Regioni

Patto per il lavoro e il clima a Parma
Oggi le delegate e i delegati, le pensionate e i pensionati di Cgil, Cisl e Uil di Parma si daranno appuntamento in videoconferenza sulla piattaforma Zoom per un momento di informazione e confronto sulle prospettive di sviluppo del territorio, in termini di sostenibilità economica e ambientale e di inclusività sociale, alla luce del nuovo "Patto per il Lavoro e il Clima" varato dalla Regione Emilia-Romagna nel dicembre scorso.