E’ crisi di governo. La notizia annunciata già prima di Natale (nei primi giorni di dicembre, per l’esattezza), oggi diventa l’apertura di tutti i quotidiani dopo la decisione di Matteo Renzi, “il rottamatore”, di ritirare le “sue” ministre dall’esecutivo. Ovviamente i virgolettati non sono nostri, ma li riportiamo dai titoli in prima pagina. Repubblica: “Lo strappo di Renzi”. Il leader di Italia Viva ignora l’ultima apertura di Conte e fa dimettere le ministre. Il premier: “Grave danno per il Paese. Dura ovviamente la reazione del Pd: “Matteo vuole distruggerci”. Corriere della Sera: “Lo strappo del governo. E’ crisi, ora Conte in bilico”. La Stampa: “Renzi apre la crisi, Conte in zona rossa”. Meno netto il Messaggero che cerca di guardare oltre lo strappo di Renzi: “Conte ter, l’ultima trattativa”. Il premier prova ad andare avanti. Oggi le dimissioni, poi l’ipotesi di un nuovo esecutivo con le stesse forze. Interviene il presidente Mattarella: “Risolvete in fretta”.  I giornali di destra esultano: “Si spacca tutto” (Libero), “Il governo non c’è più: crisi aperta” (Il Giornale), mentre il Fatto Quotidiano gioca con la parola “C.i.a.o”, crisi irresponsabile a orologeria su un fotomontaggio in cui si vedono Renzi e la ministra Bellanova che salutano nei panni di Stanlio e Ollio, con la bombetta in mano. L’altra foto che compare sulle prime pagine è quella pubblicata dal manifesto con un Renzi a braccia larghe nell’espressione tipica di chi dice: mica ve la vorrete prendere con me?.”Italia Via: il premier incontra Mattarella e in extremis offre un patto di legislatura a Italia Viva, ma Renzi ritira le ministre dal governo e apre di fatto la crisi al buio: nessun veto su Conte, ma ci sono anche alternative. Il Pd e i Cinque Stelle spiazzati fanno muro. Il presidente del Consiglio tentato di nuovo dalla conta in aula: “non si può sminuire la gravità di quanto accaduto, il terreno è minato”.

I commenti politici
Sul Corriere della Sera Massimo Franco descrive una situazione da scontro muscolare: …”le dinamiche che si sono aperte tendono a ridurre gli spazi per una mediazione in grado di proiettare l'attuale esecutivo sul resto della legislatura. E’ vero che formalmente la crisi non è ancora aperta. Occorrono la sfiducia del Parlamento oppure le dimissioni di Conte nelle mani del capo dello Stato. Al momento si indovina solo un dibattito alle Camere, per verificare se il premier abbia ancora una maggioranza dietro di sé. Ma le diffidenze si sono inspessite e incattivite. Anche perche negli ultimi giorni alle minacce renziane su un governo al capolinea si sono affiancate parole di sfida di Palazzo Chigi che non hanno fatto bene ai tentativi di tregua: al punto che quando ieri Conte ha addolcito i toni e tentato di blindare la coalizione e se stesso, le sue parole sono suonate vuote, e comunque fuori tempo massimo. L'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a essere costruttori, si è scontrato con un istinto demoliitorio e muscolare degno di un bullismo istituzionale. Come minimo, ora si tratterà .di ricostruire sulle macerie di una coalizione che finora non è mai riuscita a diventare tale…” Per Sebastiano Messina (Repubblica)  la cosa importante da sottolineare è che Renzi azzarda ma senza più truppe: il leader di Italia Viva sembrava che ce l'avesse con il suo ologramma…e non esita il suo quarto azzardo. “Ma oggi è difficile dire se la mossa del cavallo gli riuscirà per la quarta volta oppure no, perché ormai Renzi è un cavaliere appiedato, senza truppa e senza scudiero, un condottiero disarcionato a cui manca una fanteria da mandare all'assalto…”Molto severo il commento di Mario Deaglio su La Stampa. L’economista ricorda un piccolo dettaglio di cui nessuno sembra interessarsi: la politica italiana tutta incentrata su se stessa sembra non essersi neppure “..accorta che da due settimane è iniziato l'anno della presidenza italiana del G20, una delle pochissime occasioni del Paese di influire sugli assetti di lungo termine del mondo, occasione senz'altro sciupata senza un governo credibile. E non c'è stata neppure una mezza parola di apprezzamento per l'azione della Bce e della Commissione europea, senza le quali i duecento e passa miliardi del Recovery Fund non ci sarebbero, il costo del denaro sarebbe alle stelle e l'economia del Paese a pezzi. ..”Sul Messaggero Alessandro Campi parla dell’accordo che serve per superare l’emergenza e sempre sul Messaggero Romano Prodi, intervistato da Mario Ajello, parla di “unità nazionale” impossibile e di attestarsi almeno sulla creazione di una Authority per la gestione del Recovery Fund. …”L'importante è dare subito vita a un organismo necessario per mettere in atto le decisioni. Con l'indicazione di un'autorità ben definita che si occupi dei progetti, specificandone tempi e modi di realizzazione. E va stabilito con nettezza chi deve controllare l'esecuzione e chi deve assumersi la responsabilità di questi progetti. Il piano francese può valere come modello”. Molto dure le parole del filosofo Massimo Cacciari che paragona Renzi al Salvini del Papete in una intervista di Andrea Malaguti su La Stampa (p.6). Secondo Cacciari, comunque, anche se Conte è un signor “nessuno”, alla fine resterà. Cacciari parla anche su “Il Dubbio”: “Renzi ormai non ne azzecca una”. Parole dure contro Renzi anche quelle di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “..Mente da 10 anni ogni volta che respira. Ha tradito tutti quelli che han fatto patti con lui. Tuonava contro "i partitini" che volevano la "dittatura della minoranza" e ne ha fondato uno per imporre la dittatura della su a minoranza. Ha rottamato qualunque cosa abbia toccato, dal suo partito al suo governo al Paese, e ci ha provato pure con la Costituzione, con una furia distruttrice che nemmeno Attila flagello di dio (quello di Abatantuono). Ha coperto di ridicolo le mejo firme del giornalismo italiano, che sdraiate ai suoi piedi salutavano in lui il sole dell'avvenire salvo scoprire che era il sòla…” Come possibili scenari c’è da citare il retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera (p.9) sulla profezia di Giorgetti e i leader dell’opposizione che non escludono un governo di unità nazionale”.

I conti con la crisi
Non ci sono solo i giudizi politici sull’operato dei protagonisti di questa crisi all’italiana. Sono evidenti anche le preoccupazioni per le scadenze che attendono il Paese. Il Sole 24 ore parla di “tempi stretti per l’invio del Recovery Fund” e ricorda i dossier ancora aperti: Primo: al piano Ue manca ancora la cabina di regia; secondo: Sul lavoro pesa l’incognita dei licenziamenti; terzo: Pensioni da riformare finita Quota 100. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parla sul Corriere della Sera con una intervista a cura di Federico Fubini: “Basta scontri, ascoltino le imprese” (p.10). Su Repubblica Boeri e Perotti parlano dell’altra emergenza, ovvero il “nuovo lavoro senza una regia”. Sul Messaggero si ricorda l’altra questione in bilico, quella fiscale: “Scostamento di bilancio in ritardo: a rischio il blocco delle cartelle fiscali” (Andrea Bassi a pagina 6). Altri effetti diretti e indiretti della crisi riguardano ovviamente l’emergenza sanitaria da pandemia. Sempre dal Messaggero: “Il pasticcio Dpcm: la zona arancione spacca il weekend e campagna sui vaccini frenata dalla confusione (Paolo Graldi a pagina 25). Sul manifesto si parla dell’intervento del ministro Speranza alle Camere: “Italia verso l’arancione, 12 regioni a rischio alto” (a pagina 4).

Nel generale scenario di confusione si aggravano le varie crisi. Oggi sui giornali si parla molto per esempio di Alitalia: sono finiti i soldi per pagare gli stipendi, siamo all’ultimo Sos della compagnia. Sul Messaggero Umberto Mancini spiega che per pagare gli stipendi servono 19 milioni al mese, ma a febbraio la cassa sarà esaurita (a pagina 16). Allarme sul Secolo XIX anche per l’ex Ilva e Genova (p.15). Sul sito di Collettiva.it scrive Tommaso Di Felice:Ex Ilva, il piano industriale delude tutti” .

Intanto la crisi da pandemia continua a tagliare posti di lavoro in tutte le Regioni, nonostante il blocco dei licenziamenti. Dalla Gazzetta del Mezzogiorno: “La Cgil: persi in Puglia 18 mila posti di lavoro in un anno. Subito un Patto per lavoro e sviluppo” (p.7). Sul quotidiano Domani, Rachele Gonnelli scrive sulla convocazione dei sindacati per domani al ministero del lavoro. Sul tavolo le proposte per affrontare il ciclone del blocco dei licenziamenti in primavera quando si stimano altri nuovi 800 mila disoccupati (a pagina 6).

Un musicista
Dalla rubrica di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Si chiamava Adriano Urso. Aveva un talento, suonare il plano, e un sogno: vivere del suo talento. La sera lo trovavi nel locali dl Roma, specie al Cotton Club, a creare jazz. Aveva un fratello famoso nell'ambiente — Emanuele, detto the King of Swing —, ma anche lui era una piccola celebrità. Un personaggio, non solo sul palco. Guidava un'auto d'epoca, vestiva abiti di un altro secolo e usava parole forbite che nessuno conosce più. Aveva 42 anni, ma apparteneva a un tempo tutto suo. La pandemia è passata sopra a quel mondo e ha calpestato. Il sipario. Allora si è visto di che pasta sono fatti, certi poeti. Privato brutalmente del suo piano, Adriano Urso avrebbe potuto buttarsi via. Invece ha deciso dl suonare la vita nell'unico modo ancora possibile: mettendosi a consegnare cibo a domicilio. Di solito si comincia fattorinl per diventare artisti. Lui ha intrapreso il percorso inverso, a un'età in cui la forbice tra il sogno e la realtà appare quasi insostenibile. Domenica scorsa, una sera freddissima anche a Roma, il pianista Adriano Urso guidava impavido la sua automobilina d'epoca verso la prossima consegna (ogni tanto qualche appassionato credeva dl riconoscerlo, dietro e le pizze). La macchina si è fermata, forse per il gelo. Adriano è sceso a spingere, aiutato da due passanti, ma quando si è riacceso il motore, si è spento lui. Il suo cuore è uscito di scena, lasciandoci qui ad applaudirlo, in bilico tra la rabbia e la tenerezza”.

E il sindacato aiuta i rider derubati
Scrive Patrizia Pallara su Collettiva.it: "La rapina al rider di Napoli, le cui immagini hanno fatto il giro dei social, non è un caso isolato. Negli ultimi sei giorni sono stati rubati quattro scooter ad altrettanti lavoratori solo a Napoli, dove sono in attività 2.300 ciclofattorini. Al calar della sera le strade si svuotano, molti bar e ristoranti chiudono, e mentre il centro viene presidiato dalle forze dell’ordine, la periferia si trasforma in un far west. Le uniche presenze sono quelle dei fattorini motorizzati, in giro di notte col freddo e la pioggia per consegnare pizze e hamburger, diventati i bersagli indifesi della criminalità.   .. “Adesso c’è paura tra i rider, lo sappiamo, ce lo raccontano, e noi cerchiamo di supportarli anche con i nostri servizi specialmente nel momento del bisogno – racconta Antonio Prisco, responsabile rider Napoli di Nidil Cgil -. Nel caso di Enzo, abbiamo contribuito a farlo tornare in attività. Ma questa non può essere la soluzione, come non lo sono le raccolte fondi che si stanno intensificando in questo periodo, da parte nostra, dei cittadini, degli operatori del food. Bisogna trovare una soluzione che sia nel solco della subordinazione, facendo in modo che la responsabilità degli strumenti di produzione, dello scooter e del telefono, sia in capo alle aziende. Bisogna applicare norme che tutelino i lavoratori, che sono in netto aumento anche per carenza di occupazione”.

Tutti gli appuntamenti Cgil
Per tutti gli appuntamenti in calendario vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale e l’agenda di Collettiva.it. https://www.collettiva.it/agenda/