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Ci sono voluti ottant’anni di guerre, occupazioni, massacri, carestie, ma ecco che il Parlamento europeo si è finalmente ricordato che esiste la Palestina. Non una rivelazione mistica, niente angeli annunziatori: una risoluzione, con tanto di titolo da fiction di seconda serata, “Gaza al limite”. Il limite, in verità, lo hanno già passato da mesi i corpi dei bambini sepolti sotto le macerie, ma a Strasburgo si ragiona con la lentezza delle liturgie burocratiche, tra un aperitivo e un voto elettronico.
Che 305 deputati abbiano trovato il coraggio di scrivere nero su bianco la parola “riconoscere” fa quasi tenerezza. Come se la Palestina fosse un’invenzione folkloristica da legittimare a colpi di regolamenti comunitari. E intanto gli altri 151, con la complicità dei 122 astenuti, confermano che la neutralità europea è solo un esercizio di contorsionismo morale. La solita schiena piegata a stella davanti a Netanyahu e ai suoi sponsor d’oltreoceano.
E mentre i parlamentari si esercitavano in questo nuovo sport a Sana’a, nello Yemen, sono piovuti missili israeliani contro gli Houthi. Non sia mai che la carneficina resti confinata a Gaza, bisogna estendere la fiamma, esportare il massacro, allargare il teatro delle operazioni con la leggerezza con cui si apre una filiale di onoranze funebri. Trentacinque morti e centotrenta feriti, numeri che, in un comunicato, hanno già il profumo della statistica, non della carne.
La carestia è un problema, dicono, intanto le bombe continuano a produrla con zelo industriale. Riempirsi poi la bocca di due popoli e due Stati mentre si protegge il primo e si rade al suolo il secondo è il più grande e macabro esercizio di magia politica del nostro tempo. Con la bandiera della pace che sventola sulla canna del carrarmato.
Eppure, basterebbe un briciolo di coerenza per non ridursi a figuranti del disastro. Ma il nostro vecchio e malconcio continente, anche quando si sveglia, riesce solo a guardare il mondo da spettatore privilegiato, applaudendo con entusiasmo tiepido mentre la scena si incendia. Ma in fondo la Palestina può aspettare, ha già aspettato quasi un secolo.