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Si accampano davanti al Cnr e qualcuno finge sorpresa. Eppure è da anni che la Repubblica delle Occasioni Perse tratta la ricerca come un campeggio abusivo. Le tende dei precari dicono più di qualsiasi discorso istituzionale. Dicono che il sapere vive in apnea mentre la politica scorre tranquilla verso nuovi primati di irrilevanza.
L’assemblea permanente ribalta la liturgia stanca dei convegni. I sacchi a pelo, molto più eloquenti dei comunicati ministeriali, mostrano un Paese che pretende innovazione ma paga i suoi scienziati con la lotteria del rinnovo annuale. Il capitale umano evapora mentre i miliardi del Pnrr restano sospesi come cattedrali invisibili senza chi le abita.
Le amministrazioni locali provano a salvare la dignità con mozioni che sembrano sos lanciati da territori esausti. Mentre il governo guarda altrove, i comuni e le regioni ricordano che perdere ricercatori significa smarrire pezzi di futuro. La geografia dell’appoggio istituzionale è più avanzata della geografia del potere centrale.
Il caso di Edwige Pezzulli trascina in superficie l’intero iceberg. Una cavaliere della Repubblica senza contratto è il manifesto di un’epoca che premia a parole e licenzia in silenzio. Le voci dell’Inaf parlano di migliaia di vite sospese, di professionisti trattati come accessori rimovibili. La scienza protesta con un rigore che la politica fatica a comprendere.
C’è chi invoca quindici miliardi, meno di un capriccio bellico, per salvare venticinquemila persone e il Paese con loro. È una proposta limpida. O la Repubblica decide di investire in chi produce conoscenza oppure continuerà a celebrare convegni sul declino fingendo sorpresa. Le tende davanti al Cnr resteranno allora il monumento più sincero alla nostra miopia nazionale.






















