È una storia lunga secoli quella della Tenuta di Suvignana, nacque nel 1700 e, come è ovvio è passata di mano in mano finché il boss mafioso palermitano Vincenzo Piazza non se ne appropriò. Ci pensò Giovanni Falcone nel 1983 a confiscare la tenuta di oltre 700 ettari di terra. Il percorso di restituzione alla collettività e stato lungo e costellato di ostacoli ma la tenacia della Cgil e dello Spi che insieme a Libera, Avviso Pubblico, Arci – e a tante altre organizzazioni della società civile – ha impedito che quella magnifica tenuta tornasse nelle mani della criminalità organizzata.

Era il settembre del 2013 e le vie della provincia di Siena si colorarono delle magliette e delle bandiere del popolo della legalità che chiedeva che quel bene sequestrato non venisse messo all’asta con il rischio che tornasse ai boss mafiosi, ma tornasse alla cittadinanza e divenisse luogo di incontro, confronto e produzione dei frutti saporiti della legalità.

Quel popolo vinse, la Tenuta, definitivamente confiscata, nel 2019 è stata assegnata alla Regione Toscana che la gestisce attraverso una serie di cooperative sociali che lì operano portando avanti diversi progetti.

La Tenuta della legalità conta 640 ettari, erano 713 ma alcuni poderi furono venduti per saldare i debiti accumulati, si estendono tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo in provincia di Siena, e poi una colonica di pregio, altre diciassette edifici e 21 mila metri quadri tra immobili e magazzini, una chiesetta di fianco all’edificio principale. Diciotto posti letto in agriturismo e tanto altro. Soprattutto la scuola di legalità.

La tenuta ha ospitato “Resistenze Libere”, la formazione nazionale di Libera, protagonisti i referenti dei coordinamenti regionali, provinciali e dei presidi, provenienti da ogni parte del Paese. Ragioni dell’impegno per la formazione nelle parole di Francesca Rispoli, co-presidente nazionale di Libera: “La lotta alle mafie è una lotta per la giustizia sociale, per l’ambiente, una lotta che affronta tutte le marginalità, sempre in alleanza con gli altri”. E ha aggiunto: “30 anni di storia, con tanti segni profondi lasciati nel nostro paese, grazie alla nostra presenza ma ora occorre uno scatto ulteriore, un passo in avanti nuovo, custodendo sempre la nostra identità. Libera deve testare uno spazio aperto a tutti, in un rinnovamento nella continuità”.

Si ringrazia l’Ufficio comunicazione di Libera per la collaborazione.