Dopo trent'anni di guerra alla droga adesso bisogna costruire la pace. Con questo slogan, che è anche una dichiarazione di intenti, si terrà la Conferenza nazionale sulle droghe a Milano il 28 e 29 febbraio, autoconvocata dai promotori (qui il sito ufficiale). "Prove generali per un governo alternativo", si legge nel sottotitolo. Tante sono le organizzazioni a sostegno della due giorni, tra cui la Cgil che nella Conferenza si è sempre impegnata. Tra gli altri troviamo A Buon Diritto, Arci, Associazione Antigone, Associazione Freeweed, Associazione Luca Coscioni, Cnca, Conferenza dei Garanti delle persone private della libertà e molti altri. L'iniziativa è stata presentata oggi (17 febbraio) a Roma, in una conferenza stampa alla Camera.

La "guerra dei trent'anni" riguarda la legge 309 approvata proprio nel 1990, che impose alle politiche sulle droghe in Italia un indirizzo soltanto punitivo. Le associazioni chiedono di cambiarla al più presto possibile, dando all'approccio sulle sostanze un'impronta di governo vero, uscendo dalla logica della repressione. A illustrare il senso della Conferenza di Milano è stata Denise Amerini, responsabile per le Dipendenze nell'area welfare della Cgil nazionale. "La legge compie trent'anni, oggi sono evidenti gli effetti che ha avuto - ha esordito -: la patologizzazione e lo stigma lanciato addosso alle persone, che è poi ricaduto su tutti coloro che lavorano nel settore. Si tratta di un approccio repressivo che ha portato a una grave regressione culturale. Basti guardare in questi giorni al caso di Verona: c'è una scuola che ha imposto i cani antidroga e perfino l'esame dell'urina per gli studenti".

Nel nostro Paese la percezione delle sostanze stupefacenti sconta una serie di stereotipi, indotti dalla politica e dai media, tanto che la cosiddetta "guerra alla droga" è tra le espressioni preferite dei giornali. "Siamo davanti a un progressivo indebolimento dei servizi - così Amerini -, che è dovuto proprio a come si ragiona rispetto alle sostanze: non si investe e non si valorizzano mai gli operatori. Alla mancanza di risorse si aggiunge poi il blocco delle assunzioni, negli ultimi anni i nuovi ingressi sono pochi e tutti precari". Alla base, come detto, c'è un più vasto problema culturale: "Molte opinioni diffuse sono profondamente sbagliate: spesso si attribuisce a una sostanza un effetto che non ha, invece bisogna studiare prima di intervenire".

La Conferenza nazionale sulle droghe per legge è prevista ogni tre anni, eppure non si svolge dal 2009. "Per questo l'autoconvocazione è particolarmente importante - secondo Amerini -, chiediamo alla politica di assumere il ruolo che le spetta: affrontare il tema non in modo emergenziale, ma con strumenti seri. Vogliamo subito la riforma della legge 309. Bisogna poi legalizzare la cannabis, per favorire l'accesso alle cure per le persone, ma anche per migliorare l'economia e colpire la criminalità. Occorre capire che esiste un utilizzo controllato e molti usi della cannabis si sono normalizzati nella società attuale. Tutto questo - infine - aiuterebbe a combattere il sovraffollamento nelle carceri".

Tra i vari interventi alla presentazione c'è stato quello di Fabrizio Mariani, presidente del Cnca (Cordinamento nazionale comunità di accoglienza): "L'attuale legge sulle droghe è ingiusta perché impone un approccio punitivo: sono cresciute le morti per overdose, le persone in carcere, la quantità di eroina sul mercato. È necessaria una profonda riflessione legislativa, che deve passare anche attraverso l'offerta di servizi al passo coi tempi". Così Alessio Guidotti, presidente di Itanpud, associazione di promozione sociale costituita da consumatori di sostanze: "La Conferenza accoglierà la voce dei consumatori. Nel Paese c'è una difficoltà a iniziare un percorso di questo genere: i consumatori vanno ascoltati, perché proprio loro sono al centro di una guerra inutile che ha fatto solo danni. Quindi devono portare le loro posizioni anche ai tavoli istituzionali".

Per Stefano Vecchio (Forum Droghe) "la legge 309 ha fallito anche negli obiettivi che si era posta: tutt'ora la presenza di sostanze fortemente diversificate è articolato, il mercato è vivo e si riorganizza continuamente. Inoltre nel 2018 il 35% dei detenuti italiani erano lì per violazione dell'articolo 73 della legge 309 (detenzione di sostanze stupefacenti, ndr), quindi con politiche di depenalizzazione si possono svuotare le carceri. Serve un cambio radicale, bisogna passare dalla colpevolizzazione al governo del fenomeno". La Conferenza nazionale vuole redigere una "Carta di Milano" con le richieste da inviare alla politica. Appuntamento dunque il 28-29 febbraio nel capoluogo lombardo.